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Dorina ricordava sempre le parole di sua madre: — peccato che non abbia ambizioni; potrebbe diventare uno di quegli uomini che guidano il mondo al bene, — e pensava: Ora gli verrà voglia di continuare gli studi e di diventare un signore. Ma non osava suggerirglielo. Le pareva che le buone idee germogliassero in Natale come i fiori sulla montagna, senza che ci fosse bisogno che nessuno li seminasse, e stava ad attendere, paziente, lasciando che i mesi passassero. Ogni libro che le restituiva era una gioia per lei, perchè egli che non era chiacchierone, diceva la sua opinione con poche parole, ma in un modo tutto diverso degli altri.

A volte diceva: — sì, questo libro è bello, ma è inutile: lascia il tempo che trova. — Ma ce n’erano altri che gli facevano invece dire: — è un libro che fa i pensare: un uomo può diventar migliore dopo averlo letto. — Una volta aveva detto: — Ecco, ora ho capito come si devono giudicare certe cose. Le idee sono come i vestiti: finchè il sarto ce li mostra tenendoli in mano ci sembrano belli, sì, ma non sappiamo capire se proprio anderanno bene. Nelle storie che si leggono, le idee sono messe indosso alla gente e allora si può meglio vedere se siano giuste o no. —

Passò un altro estate e ancora non veniva la parola aspettata da Dorina; mai Natale esprimeva il rimpianto di non continuare gli studi, o il rammarico di essere nato contadino e il desiderio di migliorare il suo stato. I libri di viaggi non gli destavano la smania di visitare altri paesi, le descrizioni della vita signorile non gli suscitavano invidie.

Un giorno finalmente, ch’erano soli dopo l’ora del tramonto, nella cucina dove non avevano ancora