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malinconico sorriso. «Ma non può goderne; vedi; non se ne accorge che perchè deve sopportar fatiche, lo credo, guarda, che se si ammalasse e il medico dicesse: dovrai star tre mesi a letto.... povera creatura, forse le parrebbe una beatitudine! E allegra; tu dicevi ch’è allegra: come vuoi tu che lo sia? Io non 1 ho mai sentita cantare, nè l’ho vista più ridere da molti anni in qua. Non è mai stata del resto una bimba chiassona: è una cara, tanto tanto buona, che sin da bambina, quand’era un cosino alto cosi, non pensava mai a sè, soffriva senza lamentarsi. Quando vi guarda con quei suoi occhioni neri, sembra implorare: ditemi una buona parola: fatemi una carezza! non domando altro!... Oh, ma è già qui la processione! senti!»
Infatti la porta si spalancò e l’albergatrice, tutta trafelata, esclamo: «presto, presto, vieni fuori; non c è tempo di salire in camera.» E aiutata da Grazia sollevò Dorina colla sua seggiola e la portarono fuor della porta.
Il crocefisso e lo stendardo della confraternita sono già passati, ecco sotto al baldacchino il vecchio Vescovo dai capelli d’argento, tanto magro e pallido che pare impossibile sia arrivato sin lassù a piedi e abbia la forza di benedire sorridendo il paese, la bella piazza nel cui mezzo zampilla la fontana tutta ornata di verde in suo onore. Accanto a lui è il Curato, e all’altro fianco il Sindaco, il babbo di Dorina, il quale, nel momento che il Vescovo volta il viso verso la sua casa e vede le due donne inginocchiate ai lati della fanciullina seduta, dice con voce commossa: «è la mia povera figliola inferma.»
Allora il Vescovo s’avvicina. Dorina ha compreso,