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Se Natale fosse entrato in quel momento, non avrebbe più riconosciuto la sua amica. Col viso tutto rosa, colla bocca ridente e gli occhi illuminati, e quei capelli sciolti che le facevano intorno un’aureola vaporosa.... s’era abbandonata sullo schienale della poltrona, inebbriata, coll’impressione di uscire da un sogno di letizia.

— Come ha ragione Natale — pensava. — Sono venuta giù, una bambina mi ha parlato e mi sento tutta contenta. Oh, se venivo anche gli anni passati, quante belle cose mi avrebbero detto tutti quei bambini.... quelle due belle sorelline che mi piacevano tanto.... Pinella, no, Ina Ina, non s’è neppure accorta che sono malata: le sono anzi piaciute le mie mani magre. Due volte me le accarezzò! — Quando la mamma finalmente tornò nello studiolo, s’arrestò maravigliata giungendo le mani. «Oh Dorina! cos’hai fatto?» Le pareva trasfigurata.

La bambina riunì con una mano i suoi capelli sparsi e rispose con un risolino: «È stata quella bambina arrivata oggi: oh che cara bambina, se tu sapessi! Siamo giù amiche, sai? Mi lascerai venir qui tutti i giorni, mamma?»

«Oh anima mia! lo sai pure che lo desidero da tanto tempo!» E strinse la cara testina contro il seno; poi, quando le ebbe rifatta la treccia la baciò sulle tempia, col cuore aperto alla speranza che potessero venire giorni migliori per la sua creatura.

E vennero infatti. La gracile, timida personcina avvolta negli scialli dalla vita in giù, seduta nell’alta sedia a braccioli dello studio, divenne per tutti i bambini alloggiati all’Hôtel du Panorama come una madonnina sull’altare, che tutti desideravano avvici-