Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/124


— 110 —

Ah, dopo sì! dopo sarò contento e potrò essere buono davvero: ma prima bisogna far giustizia; da tanto tempo avrei dovuto difendere Raffaella e non!’ho fatto! Ah, lei no, non corre davanti a me come un’ape a un fiore dolce: lei scappa sempre adesso, sta sempre lontana perchè io sono stato cattivo con lei....

Una gran tenerezza lo prese dopo tanto tempo per la sua piccola amica d’infanzia; forse perchè aveva ricordato con Dorina del tempo in cui la portava in braccio?

A poco a poco gli occhi abbagliati da quella gran luce s’erano chiusi e la fronte gli era caduta sulle ginocchia. Pensava o sognava? Un’ora dopo Perin lo svegliava abbaiando e leccandogli il volto; tintinnavano i campanacci d’ogni parte e mucche e capre, donne e uomini scendevano frettolosamente alle baite.

Le valli erano scomparse nella nebbia, il cielo s’era oscurato e un rombo che diveniva sempre più forte, più vicino come il rullo di un enorme tamburo, annunciava lo scatenarsi del terribile esercito di nere nuvole solcate da’ fulmini.

I cespugli e le erbe si scotevano rabbrividendo sotto il vento gelido, inaspettato. E la bufera scoppiò! Chiusi nella baita oscura, nella stalla di cui suo padre aveva sbarrato anche la piccola finestra, con Giacolino aggrappato a lui, tutto tremante, Natale ebbe l’impressione che la montagna tutta rotolasse nella valle.

Era il rombo del tuono, lo scoppiò dei fulmini, o massi che ruinavano dall’alto? Qualche cosa di terribile certo: e Natale per la prima volta tremò; ma non era paura.