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Ella tratteneva il respiro ascoltando, bevendo tutte le loro parole: era proprio un bisogno per lei di udir voci di bambini, di vederli moversi, di vivere la loro vita. L’estate ella rinvigoriva, pigliava colore senza che uscisse una volta a respirare 1 aria pura e calda, ma era la casa piena di vocette e di passi infantili che la faceva rivivere.

Un anno, chi sa come, corse nell’albergo la voce che vi fosse una bambina inferma tenuta nascosta Tutte le curiosità dei grandi e dei piccoli furono risvegliate. Un giorno un ragazzino raccontò d’averla scoperta in uno stanzino buio a pianterreno, quasi una cantina, e scoppiò una tale indignazione fra quelle madri che non potè più rimanere celata.

Dorina fu la prima ad accorgersi d’essere stata scoperta; vide delle bianche mani di signora scostare lentamente le foglie che s’intrecciavano all’inferriata, e si tirò contro il muro, al buio, con un’aria così impaurita e tremante, che chi potè intravvederla ne fu vivamente impressionato.

V albergatrice, che aveva sempre ispirato sino allora la più schietta simpatia, fu guardata con diffidenza: un freddo si fece improvvisamente intorno a lei. Intelligente com’era se n’accorse subito: le signore, dapprima tanto cordiali, le parlavano ora appena quel tanto che occorresse, non guardandola negli occhi: una, anzi, non le diresse più la parola e fingeva di non vederla incontrandola. Parlottavano fra loro in aria misteriosa, ed ella, stupita, s’era quasi decisa a chiederne loro il perchè, quando una mattina, dopo la colazione, un celebre medico ch’era arrivato da pochi giorni le disse a bruciapelo: «Cara signora, mi vuol mostrare la sua figliola malata? chi sa ch’io non trovi modo di guarirla.»