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di leonbatista alberti. 65

mente questi moti dell’animo: i quali è cosa certa che noi ancora potremo molto ben fare quando noi porremo in questa cosa quello studio e quella diligenza che ci si conviene. Bisogna adunque che il Pittor sappia eccellentemente le altitudini ed i moti del corpo, i quali io giudico che si abbino a cavare dal naturale con infinita diligenza. Imperocchè la cosa è difficilissima mediante gli infiniti moti dell’animo, per i quali si variano ancora i moti del corpo. Oltre di questo chi credeia, se non chi ne ha l’atto l’esperienza, che egli è difficilissimo quando tu vorrai dipignere un viso che rida, schifar quello per il quale egli parrà più tosto piangere che ridere? Oltra di questo chi sarà quello che possa senza grandissimo studio e diligenza esprimere i volti, ne’ quali e la bocca, ed il mento, e gli occhi e le guance e la fronte e le ciglia si confrontano ed uniscono insieme ed al pianto ed al riso? E perciò bisogna diligentissimamente andarle ritrovando dal naturale, ed imitar sempre le cose più pronte. E principalmente si debbon dipignere quelle cose le quali lascino agli animi più da pensare, che quelle che si veggon dagli occhi. Ma raccontiamo noi alcune cose, che noi abbiamo fabbricate con il nostro ingegno quanto alle attitudini, e parte ancora imparate da essa natura. La prima cosa io credo che ei bisogni che tutti i corpi infra di loro si muovino,