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di leonbatista alberti. 63

tigono, dalla quale non appariva il difetto dell’occhio. Ed Omero quando desta Ulisse nel naufragio dal sonno, per non fare che egli andasse ignudo per la selva dietro alla voce delle donne, si legge, che diede a quell’uomo una delle fronde degli arbori, acciò che si coprisse le vergogne. Raccontano che Pericle aveva un capo lungo e brutto, e però da’ Pittori, e da’ Scultori non fu fatto mai a capo scoperto, come gli altri, ma sempre con la celata in testa. Oltra di questo Plutarco racconta che i Pittori antichi usavano nel dipignere i Re, se egli avevano difetto alcuno quanto alla forma loro, non volevano che ei paresse che essi lo avessero lasciato indietro, ma salvata la somiglianza lo emendavano quanto più potevano. Questa modestia e questa reverenza, desidero io che in tutta l’istoria si osservi, acciò che le cose oscene o si lassino da parte, o si emendino. Finalmente come io dissi penso che sia da affaticarsi che in nessuna immagine si vegga il medesimo gesto, o la medesima attitudine. Farà oltra di questo l’istoria stare gli spettatori con gli animi attenti, quando quegli uomini che vi saranno quieti, rappresenteranno grandissimamente i moti degli animi loro. Imperocchè ei avviene dalla natura, della quale non si trova cosa alcuna che sia più capace, nè che ci tiri più delle cose simili, che noi piangiamo con chi piange, ridiamo con chi ride, e ci condo-