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di leonbatista alberti. 27

la comparazione. Disse Virgilio che Enea avanzava di tutte le spalle tutti gli altri uomini. Ma se si facesse comparazion di costui a Polifemo, ci parrebbe un Pigmeo. Dicono che Eurialo fu bellissimo, il qual se si comparasse a Ganimede rapito da Giove, parrebbe brutto. In Spagna alcune fanciulle son tenute per candide, le quali in Germania sarebbon tenute per ulivigne e nere. L’avorio e l’argento son bianchi di colore, e nondimeno se sene farà paragone con i cigni, o con i bianchi panni lini, parranno alquanto più pallidi. Per questo rispetto ci appariscono le superficie nella Pittura bellissime e risplendentissime, quando in esse si vede quella proporzione dal bianco al nero, ch’è nelle cose stesse dai lumi all’ombre. Sicchè tutte queste cose si imparano, mediante il farne comparazione. Conciossiachè nel fare paragone delle cose, è una certa forza, per la quale si conosce quel che vi sia di più, o di meno, o d’uguale. Per il che noi chiamiamo grande quella cosa ch’è maggiore d’una minore; grandissima quella ch’è maggiore della grande; luminosa quella ch’è più chiara che l’oscura; luminosissima quella che sia più chiara della luminosa. E si fa veramente la comparazione delle cose alle cose che prima ci sieno manifestissime. Ma essendo l’uomo più di tutte l’altre cose all’uomo notissimo, disse forse Protagora che l’uomo era il modello e la misura di tutte le cose,