qual luogo uscendo a di lungo gli affaticati raggi, come dirittissime vermene, scorrano alla superficie che è loro a rincontro. Ma infra questi raggi è alcuna differenza, la quale è bene che si sappia, imperocchè ei sono differenti e di forze e di officio: conciossiachè alcuni di loro toccando i d’intorni delle superficie, comprendono tutte le quantità della superficie. E questi, perchè ei vanno volando ed a pena toccando le estreme parti delle superficie, gli chiameremo raggi estremi o ultimi. Avvertiscasi che questa superficie si mostra in faccia perchè si possano vedere a quattro raggi ultimi che vanno a’ punti, da’ quali ella è terminata. (Tav. I. Fig. 3.) Altri raggi o ricevuti o usciti da tutta la faccia della superficie, fanno ancor essi lo ufficio loro, entro a quella piramide, della quale a suo luogo parleremo poco di sotto. Imperocchè ei si riempiono de’ medesimi colori e lumi, de’ quali risplende essa superficie. E però chiamiamo questi, raggi di mezzo, o mezzani. (Tav. I. Fig. 4.) Tutto il quadro è una sola superficie; ma avendovisi a dipigner dentro uno ottangolo, si mostrano i raggi che si chiamano mezzani, che vanno dall’occhio a punti dello scompartimento dello ottangolo. De’ raggi ancora se ne trova uno così fatto che a similitudine di questa linea centrica che noi dicemmo, si può chiamare raggio centrico o del centro, perciò che egli sta di maniera nella superficie che causa