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di leonbatista alberti. |
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vero figura, nella quale si hanno a determinare, ed a porre i termini delle membra, e delle linee già dette. E questo instrumento si fa in questo modo: Pigliasi una tavola piana ben piallata e pulita, ed in quella si tira un cerchio, il diametro del quale sia tre piedi, e la circonferenza di detto cerchio, nella sua estremità, si divida in parti uguali, simili a quelle, che gli Astrologhi disegnano negli Astrolabj: le quali parti io chiamo gradi; e ciascuno di questi gradi ridivido di nuovo in quante altre parti io voglio, come per esempio sia che ciascuno si ridivida in 6. parti minori, le quali io chiamo minuti, ed a tutti i gradi aggiungo i loro numeri, cioè 1. 2. 3. e 4., e gli altri per ordine, sin a tanto ch’io avrò posti i loro numeri a tutti i gradi. Questo cerchio così fatto, ed ordinato, si chiama orizzonte. Ed a questo cerchio accomodo la linda mobile, la quale si fa in questo modo. Io piglio un regoletto sottile e diritto, lungo tre piedi del suo genere, e con una delle sue teste lo fermo con un perno al centro del suo orizzonte o cerchio, talmente che egli vi stia saldo, in modo pure che egli si possa girare, e con l’altra testa arriverà fuori del cerchio, talmente che liberamente si possa transferire e trasportare all’intorno. In questa linda disegno io con i punti quelle once che vi capiono, simili a quelle del modine, che di sopra si dissero. E queste