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di leonbatista alberti. 111

discorrere sopra la ragione delle somiglianze, cioè perchè avvenga quel che noi veggiamo avvenire mediante la natura, che ella in qualunque sorte di animali è solita perpetuamente osservare, che ciascuno cioè nel suo genere sia in qualsivoglia cosa molto simile all’altro. E d’altra parte non si truova, siccome si dice, alcuno infra tutto il numero degli uomini, che abbia la voce totalmente simile alla voce dell’altro, o il naso al naso, o altre parti, o cose simili. Aggiungasi a questo che i volti di quelli che noi abbiam veduti bambini, e che noi poi abbiam conosciuti putti, e dipoi veduti giovani, ed ora veggiamo già vecchi, noi non li riconosciamo più, essendosi ne’ volti loro mutata di dì in dì tanta e sì fatta diversità di linee, mediante le età, di che noi possiamo risolverci, che in esse forme de’ corpi si ritruovino alcune cose, le quali con spazio e momento de’ tempi si vadino variando; e che in dette forme vi si truovi ancora un certo che di naturale e proprio che continuamente si mantiene stabile e fermo, quanto a perseverare la somiglianza del suo genere. Noi adunque lasciando da parte le altre cose, tratteremo brevissimamente di quelle, che faranno a proposito nostro, per dichiarare quel che abbiamo incominciato a trattare. Il modo e la ragione, o regola di pigliare le somiglianze appresso agli Statuarj, si fa, se io la intendo bene, me-