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di leonbatista alberti. 89

tuo studio non sia disutile, nè indarno, bisogna guardarsi da quella consuetudine o usanza di molti, che da loro stessi con l’ingegno loro vanno dietro ad acquistarsi lode nulla Pittura, senza volere nè con gli occhi, nè con la mente ritrarre cosa alcuna dal naturale. Imperocchè costoro non imparano a dipignere bene, ma si assuefanno agli errori. Conciossiachè quella idea della bellezza non si lascia conoscere dagli ignoranti, la quale a pena si lascia discernere da quei che sanno. Zeusi Pittore eccellentissimo e più di tutti gli altri dottissimo, e valentissimo, quando ebbe a fare la tavola che si aveva pubblicamente a mettere nel tempio di Diana in Crotone, non si fidando dell’ingegno suo, come fanno quasi in questi tempi tutti i Pittori, non si messe pazzamente a dipignerla, ma perchè ei pensò che per ritrovare tutto quel che ei cercava per farla quanto più si poteva bella, non poterlo ritrovar con l’ingegno proprio, ma ritraendole ancora dal naturale non poter ciò ritrovare in un corpo solo: perciò scelse cinque fanciulle di tutta la gioventù di quella città, le più belle di tutte le altre, acciocchè egli potesse metter poi in Pittura quel che più di bellezza muliebre egli avesse cavato da loro. E fece veramente da savio. Imperocchè a’ Pittori quando non si mettono innanzi le cose che ei vogliono ritrarre, o imitare, ma cercano sol con l’ingegno loro