splendidissime. Sono adunque da esser grandemente vituperati quei Pittori che si servono del bianco intemperatamente, e del nero senza alcuna diligenza. E per questo vorrei io che dai Pittori fosse comperato il color bianco più caro che le preziosissime gemme. Sarebbe veramente bene che il bianco ed il nero si facesse di quelle perle di Cleopatra, che ella inteneriva con l’aceto, acciocchè essi ne diventassero più avari. Imperocchè le opere sarebbono più leggiadre, e più vicine alla verità: nè si può così facilmente dire, quanto bisogna che sia la parsimonia ed il modo nel distribuire il bianco, ed il nero nella Pittura. Per questo soleva Zeusi riprendere i Pittori, perchè ei non sapevano che cosa fosse il troppo. Che se ei si debbe perdonare alli errori, son manco da esser ripresi coloro che troppo profusamente si servon del nero, che quegli che troppo intemperatamente usano il bianco. Noi abbiamo imparato mediante l’uso del dipignere che essa natura ha in odio l’un di più che l’altro la oscurità e l’orrido, e continuamente quanto più sappiamo, tanto più rendiamo la mano inchinata alla grazia ed alla leggiadria. Così naturalmente tutti amiamo le cose chiare, ed aperte. Adunque ci bisogna riserrar la strada da quella banda donde la via del peccare ci è più aperta. Queste cose bastino che insino a qui si son dette del servirsi del bianco, e del nero.