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di leonbatista alberti. |
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con il nero quella superficie secondo che bisognerà, insino alla linea della divisione, quasi come che sparga una rugiada: dipoi spargerà per dir così un’altra rugiada oltre alla linea, e dopo questa un’altra oltre a questa, e dopo quella aggiugnendovene sopra un’altra, gli verrà fatto che il luogo del lume sarà illuminato di più chiaro colore, e dipoi il medesimo colore, quasi come fumo sfumerà nelle parti che gli sono contigue. Ma bisogna ricordarsi che nessuna superficie si debbe far mai tanto bianca, che tu non possa far la medesima più candida. Nello esprimere ancora esse vesti bianche bisogna ritirarsi molto dall’ultima candidezza. Imperocchè il Pittore non ha cosa alcuna eccetto che il color bianco, con il quale ei possi imitare gli ultimi splendori delle pulitissime superficie, ed ho trovato solamente il negro, con il quale egli possa rappresentare le ultime tenebre ed oscurità della notte. E però nel dipignere le vesti bianche, bisogna pigliare uno de’ quattro generi de colori, che sia aperto e chiaro: e per il contrario far quel medesimo nel dipignere un panno nero, servirsi dell’altro estremo, perchè non è molto lontano dall’ombra, come se noi pigliassimo del profondo e negreggiante mare. Finalmente ha tanta forza questo componimento del bianco e del nero, che fatto con arte e con regola dimostra in Pittura le superficie d’oro e d’argento, e di vetro