vadino ora serpeggiando sotto altri capelli, ora si rilievino in verso questa e quell’altra parte. Sieno ancora i piegamenti de’ rami ed i lor concavi con arco verso l’alto; parte ritornino in dentro, parte si avvolghino a guisa di fune. E questo medesimo accaggia nelle pieghe de’ panni, che siccome da un troncone di un albero nascono in diverse parti molti rami, così da una piega naschino molte pieghe, come dal troncone i rami, ed in queste medesimamente si vegghino tutti i moti, talchè non vi sia alcuna piega di panno nella quale non si ritrovino quasi tutti i detti moti. Ma sieno tutti i moti, il che io avvertisco spesso, moderati e dolci, e mostrino piuttosto di loro grazia che maraviglia della fatica. Ma poi che noi vogliamo che i panni sieno atti a’ moti, ed essendo i panni di lor natura gravi, e che continuamente cascando piombano a terra, e perciò sfuggono ogni piegamento; bene perciò si porrà nella Pittura, la faccia di zefiro o di austro, che soffi infra i nugoli ad una punta dell’istoria, dalla quale tutti i panni venghino spinti verso la contraria parte: dalla qual cosa ne verrà ancor quella grazia che quei lati de’ corpi, che saranno battuti dal vento, perchè i panni si accosteranno per il vento a’ corpi, essi corpi appariranno quasi ignudi sotto il velamento del panno: e dalle altre parti i panni agitati dal vento faranno pieghe, inondando