sportino in fuori, come dentelli; accioche la corteccia meglio vi si attenga. Le Pietre ignude, debbono essere, et quadrate, et maggiori che l’altre, salde, et fermissime; nel murare queste, non accascono alcuni ripieni: Ricercano gli ordini giustissimi con commettitura perpetua, et vi si debbono mettere legamenti spessi di spranghe, et di perni. Le spranghe son quelle che congiungono le Pietre a due a due, ugualmente poste; et che le uniscono per ordine. I perni son quelli, che fitti nelle Pietre, et di sotto, et di sopra, procurano che per avventura gli ordini delle Pietre non eschino l’uno troppo fuori dell’altro: Non biasimano le spranghe, et i perni di ferro; Ma io ho considerato ne gli edificii de gli Antichi, che il ferro si guasta, et non dura; ma il rame dura, et quasi sempre si mantiene eterno. Oltre a che io ho avertito che i Marmi per la ruggine del ferro, si guastano, et a torno ad esso si rompono. Veggonsi ancora spranghe di legno messe nelle Pietre delle antichissime muraglie; le quali io giudico, che non si debbino posporre a quelle di ferro; Le di rame, et di ferro si fermano con piombo; quelle di legno, sono assai ferme per la forma loro, perche e’ le piallano, et acconciano in modo, che per la somiglianza si chiamano a coda di rondine. Debbonsi collocar le spranghe talmente, che le gocciole delle pioggie non vi possino penetrare. Et pensano che quelle di bronzo si faccino fermissime contro alla vecchiaia, se nel gittarle vi si mescolerà delle trenta parti una di stagno; et temeranno manco la ruggine, se le ugneranno con bitume, o con olio. Affermano che il ferro si tempera nella biacca, gesso, et pece liquida; acciò non arrugginisca. Le spranghe di legno, unte di cera pura, et di morchia non si guastano. Io ho veduto dove egli hanno messo nel capo delle spranghe troppo piombo, et molto caldo; che le Pietre sotto vi sono scoppiate. Et troverai ne gli edificii de gli Antichi mura tirate molto fermissime per tutto, solamente di ripieni: queste si tirano come quelle di terra. Et usavano in Affrica, et in Spagna, adattando da l’un lato, et l’altro due tavole, o graticci, in cambio di sponde, tenervele per corteccie, tanto che la postavi materia facesse la presa. Ma sono in questo differenti, che qui usano metterci uno intriso di calcina, et pezzami liquido, quasi che ondeggi; et quivi calcano con i piedi, et con i pali da spianare, una terra viscosa fatta trattabile con haverla inhumidita, et rimenata assai. In questo luogo ancora per collegamento vi mettono ad ogni tre piedi, quasi come pezzami certe Pietre maggiori, et massime ordinarie, o veramente spezzate a canti vivi; percioche le Pietre tonde, se ben sono contro le ingiurie robuste; se non saranno cinte intorno di molti aiuti, saranno in ciascuna muraglia molto infedeli. In quello altro luogo, cioè nelle mura di terra, della Affrica, mescolano con il loto la ginestra, o il giunco marino, opera da farsi maravigliosa. Percioche ella si mantiene incorrotta da venti, et da le pioggie. A tempi di Plinio si vedevano sopra i gioghi de Monti Torricelle di terra, et luoghi da scoprire paese, fatte insino a’ tempi d’Annibale. Noi facciamo le sopradette croste (per chiamarle più tosto cosi, che corteccie) con graticci et stuoie fatte di canne, non fresche; opere non magnifiche certo, ma usate per tutto dalla antica Plebe Romana. Impiastransi i graticci insieme con loto rimenato tre giorni con le paglie; dipoi (come poco fa ti dissi) si vestono di calcina, o di gesso: Finalmente si adornano di Pittura, et di Statue. Se tu mescolerai per mezo con il gesso la terra cotta, et pesta; temerà manco le spruzzaglie. Se tu lo mescolerai con la calcina, e’ diventa più gagliardo: Ne luoghi humidi, alle brinate, et a freddi, il gesso è disutile del tutto. Restaci quasi come uno epilogo, che io racconti una legge appresso de gli Architettori antichissima; la quale io giudico, che si debba osservare, non altrimenti che le risposte delli Oracoli. Et è questa: Poni sotto le mura fondamenti fermissimi; Fa che le cose di sopra, stieno a piombo sopra quelle di sotto, sopra il