che questo Albero è di sua natura molto secco, et tenace delle colle. La Picea, et lo Arcipresso sono molto buoni a simili cose. Il Faggio per altro, è fragile, ma per casse, et letta, è utile; et si sega in asse sottilissime: et il Leccio ancora si sega commodissimamente. Per fare Asse dicono che sono inutili il Castagno, lo Olmo, et il Frassino, perche si fendono facilmente, et se bene si fendono adagio, si fendono pur agevolmente; et affermano che il Frassino in ogni opera è obedientissimo. Ma io mi maraviglio che appresso de gli Antichi, non sia troppo celebrato il Noce. Conciosia che, si come si può vedere, ei sia et alla maggior parte de lavori, et per far asse molto trattabile, et buono. Lodano il Moro, sì perche dura gran tempo, sì perche per la antichità diventa in processo di tempo più nero, et più bello. Teofrasto racconta che i Ricchi usavano fare le porte di Loto, di Leccio, et di Bossolo. Lo Olmo perche egli riserba saldissima la sua durezza, dicono che è buono per fare stipiti da Usci; ma bisogna voltarlo capo piede, che la radice sia di sopra. Catone dice che le Manovelle si faccino di Agrifoglio, di Alloro, et di Olmo; lodano il Corniolo per fare Cavicchiuoli: usavano gli scaglioni delle scale, di Orniello, o di Acero. Scavavano il Pino, la Picea, et lo Olmo per doccie d’acque; ma dicono che se non si sotterrano, invecchiano prestissimamente. Finalmente dicono che hanno trovato il Larice, (la femina dico che è di color simile al Mele) nelli adornamenti delli edificii, et per Tavole: da Dipintori essere immortale; et che non si fende mai di fesso alcuno; Oltra di questo, perche non ha le vene sue lunghe, ma corte, se ne servivano a fare le imagini de gli Dei, et oltra a questo usavano il Loto, il Bossolo, il Cedro, et lo Arcipresso ancora, et le più grosse radici de gli Ulivi, et il Pesco di Egitto, che dicono che è simile a Loto. Se havevano bisogno di fare a Tornio cosa alcuna lunga, et tonda; usavano il Faggio, il Moro, l’Albero che fa la Trementina, et sopra tutti gli altri il serratissimo Bossolo, et che eccellentemente si tornia; et per cose sottilissime, usavano l’Ebano. Nè dispregiavano per far statue, o pitture l’Albero, il Gattice, il Salicone, il Carpino, il Sorbo, il Sambuco, et il Fico. I quali Alberi, parte sono utili per la loro siccità, et ugualità, a pigliare, et a mantenere le colle, et i lineamenti de dipintori, parte ancora ad esprimere le forme sono agevoli, et facili oltre modo. Ma è chiaro che il Tiglio è più trattabile che alcuni di questi. Sono alcuni, che per fare statue tolgono il Giuggiolo. Contraria a questi, è la Rovere, conciosia che nè seco stessa, nè con altri legni simili, si può mai accompagnare, et dispregia al tutto le colle: il medesimo difetto dicono che hanno tutti gli Alberi, che sono lacrimosi et crespi, cioè che scacciano ogni specie di colla. I Legni che si radono facilmente, et che sono serrati, mal volentieri si serrano con le colle, et quegli ancora che sono di natura diversa, come la Ellera, lo Alloro, et il Tiglio, che son caldi; con quelli, che nascono ne luoghi humidi, che son tutti di natura freddi; incollati insieme non reggono molto. Lo Olmo et il Frassino, et il Ciriegio, perche son secchi, non convengono con il Platano, et con lo Ontano, che sono di natura humidi; et guardaronsi gli Antichi di non incollare insieme quelli Alberi che non si confacevano di natura, et erano contrarii; nè solamente di non gli incollare insieme, ma vietarono di ammassarli accostati insieme. Et per questo avertisce Vitruvio che e’ non si debbono congiugnere l’Asse della Ischia con quelle della Quercia.