tura, o all’eternità, o a tutte queste lodi; quale Albore metterai tu a paragone dell’Arcipresso? Eglino affermano che l’Arcipresso non patisce punto nè di tarli, nè di vecchiezza, nè mai da per se si fende. Nè è maraviglia se per questo Platone voleva che le leggi, et li statuti publici, si descrivessino in tavolette sacre d’Arcipresso; perche e’ pensava che elleno dovessero essere più durabili, che di rame. Questo luogo ne avertisce ch’io racconti quel che io mi ricordo di haver letto, et veduto di esso Arcipresso. Affermano che in Efeso le porte del Tempio di Diana, essendo d’Arcipresso, durarono quattrocento anni; et che mantennero la bellezza talmente che parevano del continuo nuove. Io in Roma nella Chiesa di San Pietro, ho veduto nel rassettar le Porte che fece Papa Eugenio, che dove le mani de gli inimici non li havevano fatto ingiuria per spogliarle de l’argento, del quale erano coperte, che elle si erano mantenute salde, et intere più di cinquecento anni; percioche se noi andiamo annoverando bene gli annali de’ Pontefici di Roma, tanti ne furono dal tempo di Adriano Papa Terzo, che le fece, insino ad Eugenio Quarto. Et per tanto nel fare le impalcature lodano l’Abeto, et antepongongli l’Arcipresso; per questa sola forse cagione, che egli è più eterno; ma è più grave che l’Abeto. Lodano il Pino, et la Picea: pensano che il Pino sia della medesima specie che lo Abeto, quanto allo sforzarsi contro al peso postogli sopra: Ma infra l’Abeto, et il Pino ci sono sì altre differentie, sì ancora questa, che l’Abeto è manco offeso da tarli, percioche il Pino è di più dolce sugo che l’Abeto. Io penso che il Larice non sia da posporre ad alcuno Arbore, perche io ho veduto che egli ha retti pesi di edificii fermissimamente, et lunghissimamente sostentati, sì altrove, sì in Venetia ancora in una antichissima opera del Mercato: et tengono per certo, che e’ pressi di se tutte le utilitadi, come gli altri Alberi: egli è nervoso, mantien le forze, fermissimo contro le temperie, non è offeso da tarli; Et è openione antica, che contro le ingiurie de fuochi, duri invitto, et quasi senza alcuna lesione: che più? che e’ comandano che da quel lato, onde si dubiti che il fuoco non venga a nuocerti, tu vi contraponga Asse di Larice. Ma io l’ho visto acceso ardere, ma talmente però, che e’ pare ch’egli sdegni le fiamme, et ch’e’ le voglia scacciar via. E’ vero che egli ha un sol difetto, che per le acque marine diventa facile allo intarlarsi. Alle travi dicono che è disutile la Rovere, et lo Ulivo, per esser gravi, et che si piegano sotto il peso, et quasi da per loro si torcono, oltre che quelli Alberi, che sono più atti allo spezzarsi, che al fendersi, sono per travi, disutili: come è l’Ulivo, et il Fico, et il Tiglio, et il Salicone, et simili. E’ cosa maravigliosa quel che e’ dicono della Palma, che ella si sforza contro al peso, che ella ha adosso, et si piega all’insuso. Per le travate, che hanno a star allo scoperto, et per tutte le coperture lodano grandemente il Ginepro; et Plinio dice che egli ha la medesima natura che il Cedro, ma è più sodo. Dicono ancora che lo Ulivo dura eternamente, et infra i primi annoverano, il Bossolo: Nè ricusano per questo i Castagni, ancor che si fendino, et aprino; per le opere che s’hanno da fare allo scoperto. Lodano sopra tutto lo Ulivo salvatico per la medesima cagione che lo Arcipresso, che ei non intarla mai: nel qual numero sono tutti li Alberi, che hanno infusi dentro sughi untuosi, et gommosi, et massimo se sono amari. Nelli Alberi di questa sorte non entrano Vermi, et è manifesto che e’ non accettano gli humori, che di fuori li venissero. Contrarii a questi pensano, che siano tutti i legni, che hanno sughi di dolce sapore, et che ardono facilmente; ma ne eccettuano però lo Ulivo dolce, et il salvatico. Dice Vitruvio che il Cerro, et il Faggio, son per natura deboli contro le Tempeste, et che non invecchiano. Plinio dice che la Quercia infracida presto. Ma lo Abeto, et quello massimo, che nasce nelle Alpi d’Italia, per le altre opere di dentro nelle case, come per Porte, per Letti, per Tavole, per Panche, et per simili cose, è ottimo; per-