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libro primo. 25

lor luogo, et massimamente quando noi ragioneremo del fare gli edificii sacri. Sia in questo luogo abastanza haverne avertito, che questi vani si debbono lasciare in modo, che si habbia quanto più diligentemente si può rispetto alle colonne che si debbono porre a sostenere le coperture: et primieramente che non sieno dette colonne troppo più sottili, et troppo più rare, che elle non possino reggere, et commodamente il peso; et ne più grosse, o più spesse che non lascino talmente nello spazo del piano, aditi, et vie a lo uso delle cose, secondo i tempi aperte, et accommodate. Finalmente altri saranno i vani, quando le colonne saranno spesse, et altri quando le saranno rade, percioche sopra le colonne spesse si pongono le travi; et sopra le colonne rade si pongono gli archi. Ma in tutti quei vani, sopra i quali si pongano gli archi, si debbe procurare, che quello arco non sia minore del mezo cerchio, aggiuntavi la settima parte del mezo diametro. Percioche i più essercitati hanno trovato che questo arco solo è più di tutti gli altri commodissimo a durare quasi eterno. Et pensano che tutti gli altri archi sieno a sostenere il peso più deboli, et pronti, et esposti al rovinare. Pensasi oltra di questo, che il mezo cerchio sia quello solo, che non habbi bisogno nè di catena, nè di alcun altro afforzificamento. Et tutti gli altri se tu non gli incatenerai, o non li porrai pesi allo incontro che gli contrapesino, si vede che per il peso loro, si pelano, et si rovinano. Io non lascerò quì indietro quel che io ho notato appresso de gli antichi, cosa certo eccellente, et degna di lode. I buoni Architettori posono simili vani, et gli archi delle volte ne tempii, talmente che se tu levassi loro di sotto tutte le colonne da basso, restarebbono niente di manco i vani de gli archi, et le volte delle coperture, et non rovinerebbono, per esser tirati gli archi sopra i quali stanno le volte insino in terra con artificio maraviglioso, et conosciuto da pochi che l’opera si regge da per se, posatasi solamente sopra de gli archi: percioche havendo questi archi per loro catena il saldissimo terreno, non è maraviglia che gli stieno da per loro saldissimi.


Delle scale, et delle sorti loro, de gli scaglioni che debbono essere in caffo, et della quantità loro. De pianerottoli, delle gole de’ cammini da mandar via il fummo. De gli acquai, o altri condotti da mandar via le acque: et del collocare i pozzi, et le fogne in siti commodi.

cap. xiii.


N
El porre le scale, è tanta la briga, che tu non le potrai mai porre bene senza maturo, et essaminato consiglio. Percioche in una scala vengono tre vani, uno è la porta, per la quale tu vuoi entrare a salire per le scale, l’altro è la finestra, onde ha a venire il lume, che tu possa vedere l’oggetto de gli scaglioni, il terzo vano è quello che si fa nel palco, per il quale noi andiamo sopra il piano di sopra, et per questo dicono, ch’e’ non è maraviglia che le scale impedischino i disegni de gli edificii: Ma chi non vuole essere impedito dalle scale, non le impedisca. Stabilischino questi tali un determinato et proprio spatio del sito, per il quale si possa andare in su et in giu liberamente insino alle coperture che sono allo scoperto. Nè ci incresca che le scale occupino tanto del sito; percioche elleno ci arrecheranno assai commodità, non arrecando incommodità alcuna all’altre parti dell’edificio. Aggiugni che quelle volticciuole, et vani che rimarranno sotto dette scale, serviranno a commodità grandissima. Le scale appresso di noi sono di due sorti: Percioche delle scale, che s’appartengono alle espeditioni da guerra, o a munitioni, non parlerò io in questo luogo. La prima sorte è quella che non ha scaglioni, ma si saglie per un pendio a sdrucciolo, et l’altra è quella, per la quale si saglie per gli scaglioni. I nostri antichi usarono quelle che erano a sdrucciolo, farle più dolci,

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