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libro primo. | 23 |
di misura; percioche le pioggie per la soverchia abbondanza delle acque ne canali de gli ultimi tegoli, stornerieno a dietro, et pioverebbon dentro nello edificio; la qual cosa farebbe all’opera grandissimo danno. Dove sarà adunque il piano grandissimo, bisogna che il tetto sia scompartito in più pendii, et piova in diverse parti; Et questo arreca seco parte commodità, et parte ancora bellezza. Se egli accaderà in alcuno luogo porre più coperture, aggiunghinsi talmente l'una a l’altra, che coloro, che una fiata sono in casa, possino andar per tutto al coperto.
De vani de gli edificii, cioè finestre, porte, et degli sltri che non pigliano tutta la grossezza della mura, et del numero, et della grandezza loro.
cap. xii.
R
Estaci a dire de vani: i vani sono di due sorti, percioche altri servono a lumi, et a Venti, et altri allo entrare et uscire delli habitatori, et di tutte le cose necessarie per tutto lo edificio. A lumi servono le finestre, alle cose le porte, le scale, et gli spatii tra le colonne: et quelli ancora, onde le acque, et i fumi se ne vanno, come pozzi, fogne, o per dir cosi, gole di cammini, bocche di forni, et truogoli, et acquai, si chiamano ancora vani. Et debbe ogni stanza dello edificio havere finestre, onde l’aria rinchiusa se ne posa uscir via, et per a tempo rinovarsi, perche altrimenti si corromperebbe, et farebbe cattiva. Racconta Capitolino historico, che in Babilonia nel Tempio di Apolline fu trovata una Cassettina d’oro antichissima, nel rompere della quale, ne uscì un fragore di aria corrotta per la lunghezza del tempo, et talmente velenosa, che spandendosi, non solamente ammazzò quelli, che erano quivi vicini, ma corroppe di crudelissima peste tutta l’Asia insino a Parti. In Ammiano Marcellino historico habbiamo letto, che ne’ tempi di Marco Antonio, et Vero; In Seleucia dopo che fu spogliato, et rubato il Tempio, et transportata in Roma la Immagine del Conico Apolline, esservi stato ritrovato da Soldati uno piccolo buco, suto prima riturato da Sacerdoti Caldei. Il quale poi aperto da detti Soldati, come avidi di prede, gittò un fragore tanto pestifero, et tanto crudele, et tanto detestabile, che da i confini di Persia insino in Francia ogni cosa divenne infetta di crudele, et miserabil morbo. Tutte le stanze adunque debbono havere finestre. Et quelle, si per haver i lumi, si perche vi si rinuovi l’aria, et debbono veramente essere accommodate secondo il bisogno, et secondo la grossezza delle mura; accioche le non ricevino nè più, nè meno lume, nè sieno più spesse, o più rare che il bisogno, ò l’uso non ricerchi. Oltra di questo si debbe procurare, a che Venti esse finestre debbino esser volte; percioche e’ ne sarà lecito fare quelle, che guarderanno in verso aure salutifere molto aperte per ogni verso. Et gioveracci di aprirle talmente, che il fiato del vento vadia intorno a corpi de gli habitatori; et questo si farà facilmente, se le sponde delle finestre si lasceranno tanto basse, che e’ si possi et esser veduto, et vedere coloro, che passano per le strade. Ma quelle finestre che saranno, volte inverso i Venti, di Regioni non cosi del tutto sane, si debbono fare in modo, che le ricevino i lumi non minori, che convenienti; ma ne anco tanto grandi, che e’ si potesse fare con minori, et queste si debbono porre alte, accio che il muro da rincontro rompa i Venti, prima che e’ tocchino i corpi: Percioche a questo modo si haveranno i Venti, mediante i quali l’aria vi si rinnoverà, ma interrotti; et però non al tutto mal sani. Debbesi ancora avertire quai Soli debbino entrare dentro nelle case, et secondo diverse commodità, far le finestre più larghe, o più strette. Nelle stanze per la state se le finestre si porranno verso tramontana, elleno debbono farsi per ogni verso grandi, et se le si porranno verso i Soli di mezo dì, sarà utile fare le finestre basse et
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