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libro primo. 15

Del sito, et delle sorti delle linee.

cap. vii.


N
Ello stabilire il sito, si debbe osservare tutto quello che noi habbiamo detto della regione: percioche si come la regione è una terminata, et scelta parte di provincia, cosi il sito è un certo terminato, destinato spatio della regione: il quale si occupa nel porre lo edificio, et per questa cagione tutte quelle cose, che possono ò giovare, ò nuocere alla regione, cosi ancora possono fare il simile al sito. Ma ancora che questo sia cosi, questa discussione, et questa consideratione ha certi precetti, i quali soli pare che si aspettino propiamente al sito: Et alcuni ancora che non pare si aspettino al sito, cosi propiamente, ma in gran parte alla regione: et sono questi. Egli è di necessità considerare, che opera noi ci mettiamo à fare, publica ò privata, sacra ò secolare, et le altre simili, delle quali à luoghi loro distintamente diremo. Percioche altro luogo, et altro spatio si debbe dare al mercato, altro al teatro, et altro al luogo dove si gioca alle braccia, et altro à uno tempio; la onde bisognerà havere rispetto, secondo che ricerca la qualità, et lo uso di ciascuno edificio nel situarlo, et dargli la forma. Ma per seguitare, si come in questo luogo cominciammo di parlare generalmente, tratteremo solamente di quelle cose, che noi giudicheremo necessarie: se prima però raccontaremo alcune cose delle linee, che faranno molto a proposito, ad esprimere il fatto. Percioche havendo à trattare del disegno del sito egli è conveniente, che noi trattiamo prima di quelle cose con le quali si fa detto disegno. Ogni disegno adunque si fa di linee et di angoli: le linee sono quello ultimo disegno, che chiude intorno lo intero spatio del sito. La parte della superficie suggetta à questo disegno, che è contenuta da due linee che si toccano l’una l’altra, si chiama angolo. Percioche dall’intersecatione di due linee l’una con l’altra si fanno quattro angoli. De quali se qual si è l’uno, sarà uguale à uno per uno a tutti tre gli altri, si chiameranno à squadra, et quelli che saranno minori, si chiameranno sotto squadra, et i maggiori, sopra squadra. Le linee ancora, alcune sono diritte, et alcune torte: delle linee a chiocciola, et delle avvolte non fa qui mestiero che io racconti. La linea diritta è un filo tirato da un punto ad uno altro, talmente ch’e’ non vi se ne possa tirare altro minore. La linea torta è una parte di un cerchio: il cerchio è quel disegno fatto da lo uno de duoi punti, et girato talmente in la medesima superficie, che in tutto il suo aggiramento, non sia mai ne più presso, ne più lontano, da quello immobile del mezo, che e’ si fusse quando e’ cominciò da prima à girarseli intorno. Ma a queste cose si dee aggiugnere, che la linea torta, la qual noi dicemmo ch’era parte d’un cerchio, appresso di noi qui Architettori, per via di similitudine si chiamerà arco. Et quella linea che da i duoi punti della linea torta si parte, et va diritta, si chiamerà per la medesima similitudine corda. Et quella linea che partendosi dal punto del mezo della corda, et che lasciandosi da ogni lato angoli uguali, andrà insino all’arco, si chiamerà saetta. Et quella che partendosi dal punto immobile ch’è dentro al cerchio, andrà per insino alla linea torta del cerchio, si chiamerà raggio. Et questo punto immobile che è dentro nel mezo del cerchio, si chiama centro. Et quella linea che passando per il centro, toccherà da amendue le bande il giro del cerchio, si chiamerà diametro. Gli archi ancora sono differenti, percioche alcuno è intero, alcuno è scemo, et alcuno è composto. Intero è quello che occupa la metà di un cerchio, cioè quello che ha per corda il diametro del cerchio intero. Lo scemo è quello che ha la sua corda minore d’un diametro, et è ancora questo arco scemo parte di un mezo cerchio. Lo arco composto, si fa di duoi archi scemi, et però, per il congiugnimento che fanno i duoi archi scemi intersecandosi insieme fa nella sommità uno angolo: il che

non