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DELLA STATUA

di

leon batista alberti.


I
O penso che le arti di coloro, che si messono a volere esprimere, et ritrarre con le opere loro le effigie, et le somiglianze de corpi procreati da la natura, havessino origine da questo: Che essi per aventura scorgessino alcuna volta o ne tronconi, o nella terra, o in molti altri corpi cosi fatti, alcuni lineamenti, mediante i quali transmutando in loro qualche similitudine, essi, gli possino rendere simili a volti fatti da la natura. Cominciarono adunque a considerare con la mente, et ad esaminare ponendovi ogni diligentia, et a tentare et a sforzarsi di vedere quel che eglino vi potessino o aggiugnere, o levare, o quel che vi si aspettasse, per far si, et in tal modo che ei non paresse che vi mancasse cosa alcuna da far apparir quasi vera, et propria quella tale effigie, et finirla perfettamente. Adunque per quanto la stessa cosa gli avvertiva, emendando in simili apparenze hora le linee, et hora le superficie, et nettandole, et ripulendole, ottennero il desiderio loro, et questo veramente non senza loro diletto. Nè è maraviglia, che in fare queste si fatte cose sieno cresciuti l’un dì più che l’altro gli studii de gli huomini fino a tanto, che senza veder più nelle primiere materie alcuni aiuti d’incominciate similitudini, esprimino in esse qual si voglia effigie, ma altri in un modo, et altri in uno altro: conciosia che non impararono tutti a far questo per una medesima via o regola. Imperoche alcuni incominciarono a dar perfettione a loro principiati lavori, et con il porre, et con il levare, come fanno coloro che lavorando di cera, stucco, o terra, sono da nostri chiamati mastri di stucco. Alcuni altri incominciarono a far questo solo con il levar via, come che togliendo via quel che in detta materia è di superfluo, scolpiscono, et fanno apparir nel marmo una forma, o figura di huomo, la quale vi era prima nascosa, et in potentia. Questi chiamiamo noi Scultori. Fratelli de quali sono forse coloro, che vanno scolpendo ne sigilli i lineamenti de volti che vi erano ascosi. La terza specie è quella di coloro che fanno alcuni lavori solo con lo aggiugnervi, come sono gli argentieri, i quali battendo con i martelli lo argento, et distendendolo o allargandolo a quella grandezza di forma che essi vogliono, vi aggiungono sempre qualche cosa, fino a tanto che ei faccino quella effigie che e’ vogliono. Saranno forse alcuni che penseranno, che nel numero di costoro si habbino a mettere ancora i Pittori, come quegli che nelle opere loro si servono ancora essi de lo arrogervi i colori: Ma se tu ne gli dimandarai, ti risponderanno, che non tanto si sforzano di imitare quelle linee, et quei lumi de corpi che essi veggono con lo occhio, mediante lo aggiugnere ò il levare alcuna cosa a loro lavori, quanto che mediante uno altro loro artificio proprio et peculiare. Ma del Pittore ne tratteremo altra volta. Costoro veramente che io ho racconti, vanno, ancor che per diverse vie, nondimeno tutti dietro a questo: di fare che tutti i lor lavori, a far i quali si son messi, apparischino, per quanto ei possono, a chi gli riguarda molto naturali et simili a veri corpi fatti da la natura. Nel fare la qual cosa certamente, se essi andranno ricercando et pigliando quella diritta et conosciuta ragione et regola, che noi descriveremo, erreranno in vero, erreranno (dico) molto manco: et i loro lavori riusciranno per ogni conto migliori. Che pensi tu? Se i legnaiuoli non havessino havuto la squadra, il piombo, la linea, l’archipenzolo, le seste da fare il cerchio,

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