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libro terzo. 319

anco mediocre maestro; nondimeno io giudico che da bene sforzandosi porre ogni studio che per nostra negligentia non ci habbi a mancare, quel che ci può arrecare grandissima lode, et grandissimo biasimo ancora se noi ce ne facessimo beffe. Nicia Pittore Atheniese dipinse le donne diligentissimamente. Ma Zeusi nel dipignere il corpo de le donne dicono che avanzò tutti gli altri. Eraclide fu eccellente nel dipignere le navi. Serapione non sapeva dipignere gli huomini, et nondimeno dipigneva tutte le altre cose molto bene. Dionisio non sapeva dipignere altro che gli huomini. Alessandro quel che dipinse la loggia di Pompeo, faceva eccellentemente tutte le bestie di quattro gambe et massime i cani. Aurelio come quello che era sempre innamorato, godeva solamente di dipignere le Dee, et esprimere ne suoi ritratti gli amati volti. Fidia si affaticava più in dimostrar la maiestà de gli Dii che la bellezza degli huomini. Eufranore haveva talmente fantasia di rapresentar la degnità degli Eroi che in quella cosa fu più eccellente de gli altri. Et cosi non seppon tutti far bene tutte le cose, conciosia che la natura scompartì a ciascuno ingegno la proprietà de le sue doti: alle quali cose noi non doviamo acquietarci tanto, che noi habbiamo a pretermetter di lasciar cosa alcuna non tentata in dietro. Ma le doti dateci da la natura doviamo noi reverire et accrescerle con la industria, con lo studio, et con lo esercitio. Oltra di questo non doviamo parere di pretermettere per negligentia, cosa alcuna che appartenga alla lode. Ultimamente quando noi habbiamo a dipignere una historia, andremo la prima cosa lungamente pensando, con che ordine, o con quai modi noi possiamo fare il componimento che sia bellissimo, et facendone schizzi et modelli su per le carte, andremo esaminando et tutta la historia, et ciascuna parte di essa, et in ciò chiederemo consiglio a tutti i nostri amici; finalmente noi ci affaticheremo che tutte le cose sieno da noi pensate et esaminate di maniera, che nel nostro lavoro non habbia ad esser cosa alcuna, che noi non sappiamo molto bene in qual parte de la opera ella si habbi a collocare. Et accioche noi sappiamo questo più certo, ci gioverà sopra i modelli tirare una rete, accioche poi nel metter in opera le cose venghin poste, come cavate da gli esempi privati, tutte a luoghi loro proprii. Et nel condurre a fine il lavoro, vi porremo quella diligentia congiunta con quella celerità del fare, che non sbigottisca per il tedio altrui dal finirla, ne il desiderio di finirla troppo presto non ci precipiti. Bisogna talvolta intralciare la fatica de la opera et recreare lo animo, ne si deve far quel che fanno molti, che si metton a fare più opere et incommcian questa, et la principiata lasciano imperfetta. Ma quelle opere che tu harai incominciate, le debbi finire interamente del tutto. Rispose Apelle ad uno che gli mostrava una sua pittura et diceva, io la dipinsi presto hora hora: senza che tu lo dicessi, si vedeva chiaro, anzi mi maraviglio che tu non habbi dipinte infinite a questo modo. Io ho veduti alcuni Pttori et Scultori et Oratori, et Poeti ancora, se alcuni però si trovano in questa nostra età che si possino chiamar Oratori o Poeti, essersi messi con ardentissimo studio a far qualche opera, i quali mancato poi quello ardore de lo ingegno, lasciano stare la incominciata et roza opera imperfetta, et spinti da nuovo desiderio, si mettono a voler di nuovo fare qualche altra cosa più nuova, i quali huomini io certamente biasimo. Imperoche tutti coloro che desiderano che le opere loro sieno grate et care a posteri, bisogna che pensino prima molto bene a detta opera, et la conduchino con grandissima diligentia a perfettione. Conciosia che in molte cose non è manco grata la diligentia che qual si voglia ingegno. Ma bisogna fuggire quella superflua superstitione di coloro, per chiamarla cosi, i quali mentre che vogliono che i loro lavori non habbino pur alcun minimo difetto, et cercano che ei sieno pur troppo puliti, fanno talmente che le opere loro paino consumate da la vecchiezza avanti che finite. I Pittori antichi solevano biasimare Protogene che non sapeva mai cavar le mani di sopra


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