no, in trovare et metter insieme cosi fatte inventioni. Eravi veramente uno huomo che haveva duo grandissimi orecchi, intorno al quale stavano due donne, la Ignorantia, et la Sospitione; da la altra parte arrivando essa Calunnia, che haveva forma di una donnetta bella, ma che in volto pareva pur troppo malitiosa, et astuta, teneva nella man sinistra una face accesa, et con l’altra mano tirava per i capelli un giovanetto, il quale alzava le mani al Cielo. La guida di costui era un certo huomo pallido, et magro, brutto, et di aspetto crudele, il quale tu assomigliaresti ragionevolmente a coloro che la lunga fatica havesse consumati in un fatto d’arme, et meritamente lo chiamarono il Livore. Eranvi ancora due altre donne compagne della Calunnia, le quali accomodavano gli ornamenti alla padrona; La Insidia, et la Fraude. Dopo questa vi era la Penitentia vestita di una veste oscura, et sordidissima, che si stracciava, et graffiava se stessa, seguendole apresso la pudica, et vergognosa Verità. La quale historia ancor che intrattenga gli animi mentre che ella si racconta; quanto pensi tu che ella desse di se diletto, et gratia a vederla in essa pittura fatta da eccellente maestro? Che direm noi di quelle tre fanciullette sorelle, alle quali Esiodo pose i nomi, chiamandole Aglaia, Eufrosina, et Talia, che furon dipinte presesi per le mani, et che ridevano, ornate di una transparente et sciolta veste, per le quali vollono che si intendesse la Liberalità, percioche una de le sorelle dà, l’altra piglia, et la terza rende il beneficio; le quali conditioni veramente hanno da ritrovarsi in ogni perfetta liberalità. Vedi quanta gran lode arrecano al maestro cosi fatte inventioni? Et però consiglio io lo studioso Pittore che si doni quanto più puo a Poeti et a Retori, et a gli altri dotti nelle lettere, et si facci loro famigliare, et benivolo. Imperoche da cosi fatti intelligenti ingegni ne caverà et ottimi ornamenti, et sarà da loro aiutato veramente in quelle inventioni, le quali nella Pittura non hanno poca lode. Fidia Pittore eccellente, confessava havere imparato da Homero il modo come havesse principalmente a dipignere Giove con maestà. Io penso che i nostri Pittori si faranno ancora più copiosi, et più valenti nel leggere i Poeti, pur che ei sieno più studiofi de lo imparare, che del guadagno. Ma il più de le volte i non meno studiosi che desiderosi di imparare, si straccano, più perche ei non sanno la via ne il modo de lo imparare la cosa, che ei non fanno per la fatica de lo imparare. Et perciò cominciamo a dire, in che modo noi possiamo in questa arte diventar buoni maestri. Sia il principio questo: tutti i gradi de lo imparare doviamo noi cavare da essa natura, et la regola del far l’arte perfetta acquistisi con la diligentia, con lo studio, et con la assiduità. Io veramente vorrei che coloro che incominciano a voler imparare a dipignere; facessero quel che io veggo che osservano i maestri de lo scrivere. Imperoche costoro insegnano la prima cosa fare separatamente tutti i caratteri de le lettere, di poi insegnano far le sillabe, et dopo questo insegnano a mettere insieme le parole. Tenghino adunque i nostri nel dipignere questa regola: Insegnino la prima cosa i d’intorni de la superficie, quali che ei sieno la a b c de la Pittura. Di poi insegnino i congiugnimenti de le superficie. Dopo questo le forme di tutti i membri distintamente et separatamente, et imparino a mente tutte le differentie che posson essere ne membri. Imperoche elle sono et molte, et notabili. Sarannovi di quegli che haranno il naso gobbo, altri che lo haranno stiacciato, torto, largo, altri sporgono la bocca inanzi, come che ella gli caschi, altri paiono ornati mediante lo haver le labbra sottili, et finalmente tutte le membra hanno un certo che di loro proprietà, il che se vi si ritroverà, o un poco più ò un poco meno, varierà allhora grandissimamente tutto quel membro. Anzi vegiamo oltra di questo come le medesime membra ne putti ci paiono tonde, et per modo di dire fatte a tornio, et pulite; et cresciute poi mediante la età ci paiono più aspre et più terminate. Tutte queste cose adunque lo studioso Pittore caverà da essa natura, et esaminerà assiduamente da se stesso