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ranti, i quali come che di rilievo paia che eschino fuori dì esse tavole, et per il contrario biasimerò quegli ne quali non si vedrà forse punto di arte, se non ne d’intorni. Io vorrei che il componimento fusse ben disegnato et ottimamente colorito. Adunque perche ei non sieno vituperati, et perche ei meritino di esser lodati, la prima cosa debbono segnare diligentissimamente i lumi et le ombre, et debbono considerare che in questa superficie sopra la quale feriscono i razzi de lumi, esso colore sia quanto più si puo chiaro et luminoso, et che oltra di questo mancando a poco a poco la forza de lumi vi si metta a poco a poco il colore alquanto più scuro. Finalmente bisogna avertire in che modo corrispondino le ombre nella parte contraria a lumi, che non sarà mai superficie di alcun corpo che sia per lumi chiara, che nel medesimo corpo tu non ritruovi la superficie a quella contraria che non sia coperta, et carica di ombre. Ma per quanto appartiene immitare i lumi con il bianco, et le ombre con il nero, io ti avertisco che tu ponga il principale studio in conoscere quelle superficie che son tocche o dal lume, o da la ombra. Questo imparerai tu bene da la natura et da le cose stesse: Et quando finalmente tu conoscerai benissimo queste cose, altererai il colore entro a suoi d’intorni al suo luogo quanto più parcamente potrai con pochissimo bianco, et nel luogo suo contrario aggiugnerai parimente in quello instante un poco di nero. Imperoche con questo bilanciamento, per dir cosi, del bianco et del nero, il rilievo apparisce maggiore. Dipoi continova con gli accrescimenti con la medesima parsimonia fino a tanto che tu ti conosca haver guadagnato tanto che basti. Et ti sarà veramente a conoscer questo uno ottimo, giudice lo specchio. Et non so io in che modo le cose dipinte habbino una certa gratia nello specchio, pur che elle non habbino difetto. Oltra di questo è cosa maravigliosa, quanto ogni difetto nella Pittura apparisca più brutto nelle specchio. Emendinsi adunque le cose ritratte dal naturale, mediante il giuditio de lo specchio. Ma siami qui lecito raccontare alcune cose che io ho tratte dalla natura. Io ho veramente considerato, come le superficie piane mantenghino in ogni luogo di loro stesse uniforme il loro colore; Ma le tonde et le concave variano i colori; percioche da l’una parte son chiare, et da la altra scure et in uno altro luogo mantengono un colore mezzano. Et questa alteratione del colore nelle superficie non piane, arreca difficultà a Pittori infingardi: ma se il Dipintore segnerà bene, come dicemmo, i dintorni de le superficie, et separerà le sedie de lumi, gli sarà facile allhora il modo et la regola del colorire. Imperoche egli da prima andrà alterando o con il bianco o con il nero quella superficie secondo che bisognerà, insino alla linea de la divisione, quasi come che sparga una rugiada: Dipoi spargerà per dir cosi una altra rugiada oltre alla linea, et dopo questa un’altra oltre a questa, et dopo quella aggiugnendovene sopra una altra, gli verrà fatto che il luogo del lume sarà illuminato di più chiaro colore, et dipoi il medesimo colore, quasi come fumo sfumerà nelle parti che gli sono contigue. Ma bisogna ricordarsi che nessuna superficie si debba far mai tanto bianca, che tu non possa far la medesima più candida. Nello esprimere ancora esse vesti bianche bisogna ritirarsi molto da la ultima candidezza. Imperoche il Pittore non ha cosa alcuna eccetto che il color bianco, con il quale ti possa imitare gli ultimi splendori de le pulitissime; superficie, et ha trovato solamente il negro, con il quale egli possa rapresentare le ultime tenebre et oscurità de la notte. Et però nel dipignere le vesti bianche, bisogna pigliare uno de quattro generi de colori, che sia aperto et chiaro: Et per il contrario far quel medesimo nel dipignere un panno nero servirsi de lo altro estremo, perche non è molto lontano da la ombra, come se noi pigliassimo del profondo et negreggiante mare. Finalmente ha tanta forza questo componimento del bianco et del nero, che fatto con arte et con regola dimostra in Pittura le superficie di oro et di argento, et di vetro splendi-


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