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libro primo. 11

pesti; nella state per il flusso del ventre, et per il movimento della collora, et per il risolvere de gli humori mancheranno; oltra che in tutto l’anno harannno continue, et gravi infermitati, come hidropisia, asima, et dolori di fianchi. I giovani per gli humori melancolici impazzeranno: I vecchi per accendersigli gli humori arderanno: le donne difficilmente ingravideranno, et difficilissimamente partoriranno: ogni sesso, et ogni età finalmente cadrà inanzi al tempo di morte non ragionevole, tiratavi, et consumata dalle malattie. Nè haranno giorno alcuno, nel quale non si sentino melancolici, o stimolati da’ cattivi umori, et vessati da ogni sorte di perturbatione. Oltra che esagitati dell’animo, saranno sempre in mestitia, et dolore. Potrebbonsi dir più cose delle acque, notare dalli antichi historici varie, et maravigliose, et efficacissime allo star sano, et allo stare ammalato de gli huomini: Ma elle son rare certo, et servirebbono forse più a mostrar di sapere, che al bisogno; Oltra che delle acque a lor luogo più lungamente si parlerà. Quello certo non è da sprezzare, il che è manifestissimo, cioè che dell’acqua si nutriscono tutte le cose, che crescono, le piante, i semi, et tutte quelle cose, che hanno l’anima vegetativa, de’ frutti, et dell’abbondanza delle quali cose gli huomini si rinfrescano, et si nutriscono. Se questo è cosi, certo e’ bisogna esaminare diligentemente, che vene di acque habbia quella regione, dove noi vogliamo habitare. Diodoro dice che la India ha in gran parte huomini grandi, gagliardi, et dotati di acuto ingegno, perche e’ sono in fanissima aria, et beono sanissime acque. Ma quell’acqua chiameremo noi ottima, che non harà sapore alcuno; et quella harà buon colore, la qual non harà punto di colore, di sorte alcuna. Oltre che e’ si chiama quell’acqua ottima, la quale è chiarissima, lucida, et sottile, et che posta sopra un candido telo non lo macchia, et cotta non fa posatura, et quella che non lascia il grembo donde ella esce muscoso, et macchiato, et massime i saffi, che ella bagna. Aggiugnesi quell’acqua essere buona, con la quale cotti i legami diventan teneri, et quella ancora con la quale si fa buon pane. Nè con meno diligentia si debbe esaminare, et avvertire, che la regione non generi cosa alcuna pestifera, o velenosa, acioche quegli, che vi hanno da stare, non stieno in pericolo. Lascio indietro quelle cose, che appresso a gli antichi son celebrate, cioè che in Colco si distilli dalle frondi de gli arbori un mele, che chi lo gusta, caschi per un giorno intero, et quasi senza anima sia tenuto per morto. Et quel, che e’ dicono esser intervenuto nello esercito di Antonio, delle erbe, le quali mangiate da’ soldati, per carestia di pane, fecero, che impazzati si agitavano stando fino a tanto intenti a cavar pietre, che commossa la collora cascavano, et morivano, non trovando nessun’altro rimedio contro a questa peste, secondo che scrive Plutarco, che il bere vino. Queste son cose notissime. Che dirò io di quel che appresso la Puglia, in Italia, o Dio buono, ne’ nostri tempi, che incredibil forza di veleno si è desta? che per il morso di alcune Tarantole terrestri gli huomini cascano in varie specie di pazzie, et come diventano infuriati, cosa maravigliosa a dire. Nessuno emfiato, nessuno livido, che apparisca in alcun lato del corpo, dallo acuto morso, o ago della velenosa bestiuola fatto si vede. Ma subito perduta la mente attoniti si lamentano, et se non è porto loro aiuto, si muoiono: medicano questa malattia con la medicina di Teofrasto, che diceva, che quegli che erano morsi dalle Vipere, si guarivano con il sonare de’ Pifferi. I Musici adunque con varii suoni mitigano tale malattia, et quando poi pervengono a quel modo di sonare, che è loro proprio, subito quasi destisi, si rizzano, et per allegrezza, secondo che è il desiderio loro, con ogni sforzo di lor nervi, et forze, si essercitano in esso suono: percioche tu vedrai alcuni così morsi, essercitarsi saltando, et alcuni cantando, et alcuni esercitandosi, et sforzandosi in altre cose, secondo che il desiderio, et la pazzia loro gli guida, insino a tanto che per stracchezza non possino più: Et senza fermarsi mai punto, sudare


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