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306 della pittura

faccino li officii loro, per quel che elle son fatte. E’ conveniente ad un che corre, gittar le mani non meno che i piedi, ma un Filosofo che facci una oratione, vorrei o che in ogni suo membro fusse più modesto, che un giuocatore di braccia. Demon Pittore, espresse Hoplicite in un combattimento talmente che tu diresti che egli sudasse, et uno altro che posava talmente le armi, che tu diresti, ei ripiglia a pena il fiato. Fu ancora chi dipinse Ulisse di maniera, che tu riconosceresti in lui non la vera, ma la finta, et simulata pazzia. Lodasi, appresso de Romani, la historia nella quale Meleagro è portato via morto, et coloro che lo portano, paiono che si dolghino, et con tutte le membra si affatichino, et in colui che è morto, non vi è membro alcuno, che non appaia più che morto, cioè ogni cosa casca, le mani, le dita, il capo, ogni cosa languida ciondola. Finalmente tutte le cose convengono insieme ad esprimere la morte del corpo; il che è la più difficile di tutte le cose. Imperoche il rassimigliare le membra ociose in ogni parte in un corpo, è cosa di eccellentissimo maestro, si come è il far che tutte le membra vive faccino qualche cosa. Adunque in ogni Pittura si debbe osservare questo, che qualunque si sieno membra faccino di maniera lo officio per il che esse fon fatte, che nessuna arteria, ben che minima, manchi de lo officio suo, talmente che le membra de morti paino a capello tutte morte, et quelle de vivi tutte vive. Allhora si dice che un corpo vive, quando da sua posta ei faccia qualche moto. Et la morte dicono che è quando le membra non posson più esercitare gli officii de la vita, cioè il moto et il senso. Adunque quelle immagini de corpi che il Pittore vorrà che apparischino vive, farà che in queste tutti i membri mettino in atto i loro moti, ma in ogni moto bisogna andar dietro alla bellezza et alla gratia. Et sono grandemente vivaci et gratissimi quei moti de corpi, che alzandosi vanno verso l’aria. Oltra di questo dicemmo che nel comporre le membra bisognava haver riguardo alla specie. Imperoche saria cosa molto disconveniente, se le mani di Elena o di Ifigenia apparissino mani di vecchie o di contadine. O se a Nestore si facesse un petto da giovane, o una testa dilicata. O se a Ganimede si facesse una fronte piena di crespe, o le gambe da un giucatore di braccia, o se a Milone robustissimo più di tutti gli altri si facessero i fianchi smilzi et sottili. Oltra di questo ancora in quella immagine che harà il volto pieno et grassotto come si dice, sarà cosa brutta far che se li vegga le braccia et le mani strutte et consumate da la fame. Et per il contrario chi dipingesse Achemenide in quel modo et con quella faccia che Virgilio dice esser stato trovato da Enea nella Isola, se le altre membra non corrispondessero a quella magrezza, sarebbe certo tal Pittore ridicolo et pazzo. Oltra di questo vorrei che si corrispondessero fra loro ancor di colore. Imperoche quelle immagini che hanno i volti a guisa di rose, bellissimi, et rugiadosi, non è conveniente che habbino i petti et le altre membra scure et horribili. Adunque nel componimento de membri habbiamo detto a bastanza quel che si deve osservare quanto alla grandezza, allo officio, alla specie, et a colori. Conciosia che ei bisogna che ogni cosa corrisponda, secondo la verità de la cosa. Et non è conveniente fare una Venere, o una Minerva vestita di Pitoccho; ne fare un Giove, o un Marte vestiti di una veste da donna, saria conveniente. I Pittori antichi nel dipignere Castore et Polluce avvertivano che oltre a che e’ paressero nati ad un corpo, in uno nondimeno si scorgesse una natura più robusta, nell’altro una più agile. Oltra di questo volevano che Vulcano sotto le sue vesti apparisse zoppicante. Tanto era lo studio che essi ponevano nello esprimere le cose secondo lo officio, la spezie, et la dignità loro. Seguita il componimento de corpi nel quale consiste tutto lo ingegno et tutta la lode del Pittore; del qual componimento si son dette alcune cose attenenti al componimento de membri. Imperoche ei bisogna che quanto allo officio et alla grandezza tutti i corpi si


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