trecento giorni furono del tutto finite a Demetrio Valerio figliuolo di Fanostrate, trecento sessanta statue, parte sopra i lor cavalli, parte sopra i carri, et parte sopra i cocchi. Et se in quella Città fu tanto il gran numero de li Scultori, staremo noi in dubbio che non vi fossino Pittori infiniti? Sono veramente la Pittura et la Scoltura arti congiunte insieme di parentado, et nutrite da un medesimo ingegno. Ma io anteporrò sempre lo ingegno del Pittore, come quello che si affatica in cosa molto più difficile. Ma torniamo a proposito. Infinita fu la moltitudine de Pittori, et de li Scultori in quei tempi, conciosia che i Principi, et i plebei, i dotti, et gli ignoranti si dilettavano de la Pittura. Et costumandosi infra le prime prede che essi conducevano de le provincie, a metter in publico nel Teatro le tavole, et le statue, la cosa andò tanto innanzi, che Paulo Emilio, et alcuni altri non pochi Cittadini Romani, feciono insegnare a i figliuoli per bene, et beatamente vivere insieme con le buone arti, la Pittura. Il quale ottimo costume appresso de Greci si osservava grandissimamente, che i giovanetti nobili et liberi bene allevati, imparavano insieme con le lettere la geometria, et la musica, et l’arte ancora del dipignere. Anzi ls facultà del dipignere fu ancora cosa honorata alle donne: Et celebrata da gli Scrittori Martia figliuola di Varrone, perche ella seppe dipignere. Et fu certamente in tanto pregio, et degna di tante lode la Pittura appresso de Greci, che ei vietarono per publica deliberatione, che non fusse lecito a servi imparare la Pittura; ne questo veramente senza ragione, imperoche la arte del dipignere è veramente degnissima de gli animi liberali et nobilissimi: et quanto a me è paruto sempre uno inditio di ottimo et eccellente ingegno quello di colui che io ho saputo che si diletti grandemente de la Pittura. Et è questa arte sola quella che parimente diletta grandemente et a dotti et a gli ignoranti, la qual cosa non occorre mai in alcuna altra arte, che quella cosa che diletta a quei che sanno, commuova ancora gli ignoranti. Et non troverai nessuno che facilmente non desiderasse grandemente di haver fatto profitto nella Pittura. Et è manifesto che essa natura si diletta nel dipignere. Conciosia che noi veggiamo che la natura figura ne marmi, i centauri, et i volti de Re con le barbe. Anzi dicono che in una gioia di Pirro, vi fur dipinte da la natura stessa le nove Muse con le loro insegne. Aggiugni a queste cose che ei non è quasi arte nessuna, nella quale gli huomini che sanno et quei che non sanno, nello impararla et nello esercitarla si affatichino con tanto diletto tutto il tempo de la vita loro, più che in questa. Siami lecito di dire quel che interviene a me: se mai accade che per mio piacere et per mio diletto io mi metta a dipignere, il che io fo molto spesso, quando mi avanza tempo da le altre faccende, io sto fisso con tanto mio piacere a far quella opera che a gran pena posso credere che io vi sia stato tanto che sieno gia passate tre o quattro hore: si che questa arte apporta seco diletto, mentre che tu la honorerai, et lodi, et ricchezze, et fama perpetua mentre che tu la farai eccellentissimamente. La qual cosa essendo cosi, poi che la Pittura è uno ottimo et antichissimo ornamento de le cose, degna di huomini liberi, grata a dotti et agli indotti, conforto quanto maggiormente posso gli studiosi giovani, che per quanto ei possino, diano grandemente opera alla Pittura. Dipoi avertisco coloro che sono studiosissimi de la Pittura, che vadino dietro ad imparare essa perfetta arte del dipignere, non perdonando ne a fatica, ne a diligentia alcuna. Siavi a cura, voi che cercate esser eccellenti nella Pittura, la prima cosa, il considerare che nomi et che fama si acquistarono gli antichi. Et vi gioverà di ricordarvi che sempre la avaritia è stata inimica alla lode et alla virtù. Conciosia che lo animo intento al guadagno, rare volte acquisterà il frutto de la posterità. Io ho veduti alcuni quasi in su ’l bello de lo imparare, subito essersi dati al guadagno, et perciò non hanno poi acquistatosi ne ricchezze ne fama alcuna, i quali se havessino con lo studio avezato lo ingegno, sarebbon facilmente diventati