che noi misuriamo o discorriamo con lo squadro: et come questo squadro ò veduta si faccia, andiamo hora investigando. Et cominciamo da la sententia de Filosofi, che dicono che le superficie si esaminano mediante certi raggi ministri de la veduta che perciò gli chiamano visivi, cioè che per essi si imprimino i simulacri de le cose nel senso. Imperoche questi medesimi raggi fra lo occhio et la superficie veduta, intenti per lor propria natura, et per una certa mirabile sottigliezza loro concorrono splendidissimamente penetrando la aria, et altri simili corpi rari o diafani, et havendo per guida la luce, sino a tanto che si riscontrino in qualche corpo denso, et non del tutto oscuro; nel qual luogo ferendo di punta, subito si fermano. Ma non fu apresso de gli antichi piccola disputa, se questi raggi uscivano da gli occhi, o da la superficie. La qual disputa in vero molto difficile, et quanto a noi non necessaria, la lasceremo da parte. Et siaci lecito immaginare che questi raggi sieno quasi che sottilissime fila legate da un capo dirittissime, come fattone un fascio, et che elle sieno ricevute per entro lo occhio là dove si forma o crea la veduta; et quivi stieno non altrimenti che un troncone di raggi: et dal qual luogo uscendo a di lungo li affaticati raggi, come dirittissime vermene, scorrino alla superficie che è loro a rincontro: Ma infra questi raggi è alcuna differentia, la quale è bene che si sappia, imperoche ei sono differenti et di forze et di officio. Conciosia che alcuni di loro toccando i d’intorni de le superficie, comprendono tutte le quantità de la superficie. Et questi, perche ei vanno volando et a pena toccando le estreme parti de le superficie, gli chiameremo raggi estremi o ultimi. Avertiscasi che questa superficie si mostra in faccia perche si possino vedere i quattro raggi ultimi che vanno a punti, da quali ella è terminata. Fig. 3. Altri raggi o ricevuti o usciti da tutta la faccia de la superficie, fanno ancor essi lo ufficio loro, entro à quella piramide, de la quale a suo luogo parleremo poco di sotto. Imperoche ei si riempiono de medesimi colori et lumi; de quali risplende essa superficie. Et però chiamiamo questi, raggi di mezo, o mezani. Fig. 4. Tutto il quadro è una sola superficie; ma havendovisi a dipigner dentro uno ottangolo, si mostrano i raggi che si chiamano mezzani, che vanno dall’occhio a punti de lo scompartimento de lo ottangolo. De raggi ancora se ne truova uno cosi fatto che a similitudine di quella linea centrica che noi dicemmo, si può chiamare raggio centrico o del centro, perciò che egli stà di maniera nella superficie che causa da ogni banda intorno a se angoli uguali. Fig. 5. Si che noi habbiamo trovati i raggi essere di tre sorte, gli ultimi, i mezzani, et centrici: andiamo hora investigando quel che, qual si sia l’una di queste sorte di raggi, conferisca alla veduta: Et la prima cosa parliamo de gli ultimi, di poi parleremo de mezzani, et ultimamente de centrici. Con gli ultimi raggi si comprendono le quantità; et la quantità è veramente quello spatio che è infra duoi punti disgiunti del d’intorno, che passa per la superficie, il quale spatio è compreso da lo occhio con questi ultimi raggi, quasi come per modo di dire con le seste: et sono tante quantità in una superficie, quanti sono i punti separati in un d’intorno che si risguardano l’un l’altro. Imperoche noi con la veduta nostra riconosciamo la grandezza mediante la sua altezza o bassezza: la larghezza mediante il da destra, o da sinistra: la grossezza mediante il da presso o da lontano: o vero tutte le altre misure ancora, qualunque elle si siano, comprendiamo solo con questi raggi ultimi. La onde si suol dire che la veduta si fa mediante un triangolo, la basa del quale è la quantità veduta, et i lati del quale sono quei medesimi raggi che escono a i punti de la quantità et vengono sino all’occhio. Et è questa cosa certissima che non si vede quantità alcuna, se non mediante questo triangolo. I lati adunque del triangolo visivo sono manifesti. Ma gli angoli in questo stesso triangolo son dua, cioè amenduoi quei capi da la quantità. Ma il terzo, et principale angolo, è quello che a rincontro de la basa si fa nello occhio. Fig. 6. Ne in questo luogo si