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libro decimo. 281

via, il lavoro si saria mantenuto eterno da tal peste. Io lodo grandemente gli Antichi che soldavano le famiglie c’havessino ad havere cura alli edificii publichi, et li difendessino. Agrippa per tal conto ne lasciò pagati dugento cinquanta: Ma Cesare 460. Et lasciarono alli edificii quindici piedi vicini che stessino liberi intorno alli Aquidotti, accioche i fianchi, et le volte de li Aquidotti non fussino intrapresi da alcuna radice di alberi che gli rovinassero. Questo medesimo pare che facessino ancora i privati, in quelli edificii ch’e’ volevano che fussino eterni, percioche ne le muraglie de loro sepolchri scrivevano quante braccia di terreno lasciassino consegrate alla religione, altri quindici, et altri venti. Ma per non raccontare queste cose, e’ pensano che li arbori cresciuti si spenghino, et si levino via del tutto, se in que giorni che il Sole entra nella canicula e’ si taglian a un mezo braccio, et fattovi un foro si metta nella midolla olio petronio mescolato con polvere di zolfo, o veramente se de la cocitura de sermenti de le fave abronzate si annaffierà abbondantemente. Dice Columella che tu estirperai una selva col fiore del lupino, et col sugo de la cicuta, commacerato per un giorno, et aspersone nelle radici. Dice Solino che uno albero tocco dal mestruo de le donne perde le frondi, et altri dicono che elle si seccano. Dice Plinio che li alberi si seccano tocchi da la radice de la pastinaca marina. Torno hora alle cose di sopra. Se il muro sarà più sottile che il bisogno, allora o noi applicheremo al vecchio un’altro muro, tal che e’ diventino un muro solo, o veramente per schifare la spesa vi applicheremo solamente ossami, cioè o pilastri, o colonne, a guisa di travi, et si applicherà l’un muro all’altro in questo modo: Nel muro vecchio si metteranno in più luoghi alcune morse gagliarde di pietra, ma viva, et si fermeranno, che eschino in fuori, di maniera che entrino nel muro che tu harai a fare di nuovo, et che sieno quasi per legatura infra l’una corteccia, et l’altra del muro; et il muro nuovo in questo luogo non si dee fare senon di pietre ordinarie. Applicherai nel muro uno pilastro in questo modo: disegnerai con la matita la sua larghezza nel muro vecchio, dipoi da esso fondamento incominciandoti, forerai il muro con una finestra, la larghezza de la quale sia alquanto maggiore, che quella che tu disegnasti con la matita nel muro: Ma la altezza de la finestra non sarà molta. Dipoi riempi detta finestra con pietre riquadrate con estrema diligentia, et con filari uguali, et in questo modo averrà, che quella parte del muro, che fu lasciata dentro al segno de la matita, sarà intrapresa da la grossezza del pilastro, et il muro sarà diventato più gagliardo. Dipoi col medesimo ordine, che tu hai alzata questa prima parte del pilastro, alzerai l’altre parti di sopra fino a che tu ne venga a l'ultimo fine del lavoro. De la sottigliezza sia detto a bastanza. Ma dove mancheranno incatenature, useremo catene, o spranghe di ferro, o più presto di rame. Ma bisogna avertire che li ossami non si debilitino con l’haverli a forare. Ma se peraventura il peso de la soprastante terra spignerà alcuno de gli lati, o con la humidità gli farà danno, fa lungo il muro una fossa larga, secondo che ricerca il bisogno, et muravi alcuni mezi cerchi, i quali certamente ricevino la forza del peso dell’aggravante terreno, et aggiugnivi in alcuni luoghi vaselli, o doccie, per le quali sene scoli, et si purghi l’humore che vi distilla, o vero distendevi correnti per piano, che con le teste, loro piglino, et tenghino il muro spinto dall’aggravante terreno, et a questi legni ne conficca alcuni a traverso, et caricali poi di terreno posticcio. Gioverà certamente questo, percioche il terreno posticcio si assoderà, et si strignerà insieme avanti che il nervo del legname si consumi.


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