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8 della architettura

m’inganno, si potrà interpretare, onde venga, che noi vagiamo alcuni Paesi del Mondo essere sì fatti, che si rallegrano dell’Aria lietissima, mentre gli altri a loro vicini, et quasi posti nel medesimo seno, per l’Aria più trista, et per il giorno quasi mesto diventano schifi, et lordi. Questo credo io che accada non per alcun’altra cagione più che per non havere convenienza con i Venti, et con il Sole. Cicerone usava di dire che Siracusa era talmente posta, che gli habitatori di quella in ciascun dì dell’anno vedevano il Sole; cosa invero rara, ma da essere desiderata, et da bramarsi certo sopra tutte l’altre cose, dove la necessità, o la opportunità non te la vieti. Debbesi adunque eleggere di tutte le Regioni quella, dalla quale la forza delle Nebbie, et la grossezza di ogni più spesso, o grosso vapore, stia lontana. Hanno trovato coloro che attendono a queste cose, che i raggi, et gli ardori del Sole, fanno maggior’impeto sopra le cose più ferrate, et dense, che sopra le rade; fopra l’Olio più che sopra l’Acqua; fopra il ferro, più che sopra la lana. Laonde e’ dicono l’aria esser più grave, et più grossa in quei luoghi, dove ella maggiormente si riscalda. Gli Egizzii contendendo della nobiltà con l’altre genti del Mondo si gloriavano di essere stati i primi huomini che fussero stati creati nel Mondo, et che non era stato bisogno di procreare gli huomini in altro luogo, che dove e’ fussino possuti vivere sanissimi, et dicevano essere stati dotati dalla benignità de gli Dii quasi di perpetua Primavera, et d’Aria sempre d’una medesima maniera maravigliosamente più che tutti gli altri. Et Erodoto scrive che infra gli Egizzii, quelli massimamente che son volti verso la Libia, sono più di tutti gli altri sanissimi, perche quivi mai non si variano i piacevoli venticelli. Et certo e’ mi par vedere alcune Città sì della Italia, sì delle altre genti, non per alcun’altra cagione più che per una subita intemperie dell’Aria, hor calda, et hor fredda, diventare inferme, et piene di peste. Per tanto si debbe avvertire, et non senza proposito, quanto, et qual Sole habbia ad havere il Paese, accio non vi sia nè più Sole, nè più ombra, che si bisogni. I Garamanti bestemmiano il Sole quando e’ si leva, et quando egli va sotto: percioche e’ sono avvampati dalla troppa continuatione de’ raggi. Altri sono pallidi per haver quasi una continuata notte: et che così accaggia, non interviene tanto per havere il polo più basso, o più asghembo, ancora che questo faccia assai, quanto che per essere i luoghi posti con la faccia, o a ricevere il Sole, et i venti, o a schifarli. Io più presto vorrei i venticelli piacevoli, et piccoli, che i venti, et più tosto i venti, ancor che crudi, et meno che modesti, che io non vorrei l’Aria immobile, et gravissima. Le acque ancora, dice Ovidio, si guastano, se non si muovono. L’Aria, per dire così, in verità si rasserena grandissimamente per il moto. Percioche io certo mi penso, che i vapori, che si lievano di terra, o si risolvino per il moto, overo riscaldandosi per i moti si maturino. Ma io vorrei che questi venti giugnessino cotti dalli opposti monti, et selve, o stracchi da un loro lungo viaggio. Vorrei che dai luoghi donde e’ passano, non conducessino a noi mala impressione. Et per questo si debbe avvertire di fuggir ogni cattiva vicinanza, donde ne esca cosa alcuna nociva: Nel numero delle quali cose è il cattivo odore, et ogni grosso vapore de’ luoghi paludosi, et massime delle acque corrotte, et delle fosse. I naturali tengono per certo, che ogni fiume, che cresca per le nevi, meni aria fredda, et grossa: Ma nissuna sarà infra l’acque più cattiva, o brutta, che quella, che non agitata da alcun moto si marcisce. Et quella corruttione di sì fatta vicinanza, sarà tanto più inferma, quanto ella sarà più esposta a’ venti men sani. Dicono ancora, che i venti non son tutti per lor natura tali, che eglino arrechino sanità, o malattie. Ma Plinio, seguendo Teofrasto, et Hippocrate, che dice che Aquilone è accommodatissimo a restituire, et conservare la sanità, et ì naturali tutti affermano, che Ostro è più di tutti gli altri nocivo alla humana generatione. Et in oltre si pensano, che i bestiami, soffiando Ostro,


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