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276 | della architettura |
to, et aprasi quella di sopra, ma se ella harà a scendere per il contrario serrisi quella di sopra, et aprasi quella di sotto. Et cosi lasciata andare la nave con questa parte del fiume, sarà portata dal fiume à seconda. Et il resto de la acqua sarà mantenuta da la cateratta di sopra. Non lascerò in dietro quel che s’appartiene alle vie per non replicare queste. Farassi la strada ben netta, et ben pulita nelle Città non la alzando di pezzami, ilche è mal fatto, ma più tosto levandone, et spianando per tutto allo intorno, et portando via, acciocche gli spazzi, et il piano de la Città non venga sotterrato da lo alzarvisi de le strade.
Del rimediare ad alcune cose, et del rassettarle generalmente.
cap. xiii.
H
Ora andremo dietro a trattare de le altre cose più minute che si possono rassettare, con più brevità che noi potremo. In alcuni luoghi per esservisi condotta l’acqua, il paese vi è diventato più caldo, et in alcuni per il contrario più freddo. Presso à Larissa in Tessaglia vi era la campagna coperta di acqua morta, et tarda, et perciò vi era l’aria grossa, et caldiccia; Dipoi cavatone l’acqua et rasciutta la campagna diventò la regione più fredda, di maniera, che gli ulivi da quivi inanzi, che prima vi erano in abondantia tutti allo intorno vi si seccavano. Per il contrario appresso a Filippici per esservisi, come dice Teofrasto, cavato l’acqua, et rasciutto il lago, avvenne che hebbono manco stridori. Et si crede che la causa di queste cose venga da la aria che vi spira pura, o non pura: percioche e’ dicono che l’aere grosso si muove più tardi, ma che mantiene più le impressioni calde, o fredde. Ma l’aria sottile è più atta al freddarsi, et presto ancora si riscalda da raggi del Sole, et dicono che una campagna non coltivata, et abbandonata, causa l’aria più grossa, et meno benigna. Dove le selve creschino ancora folte talmente che e’ non vi entri Sole, ne vi penetrino i venti, vi sarà certo l’aere più crudo. Al lago Averno erano le spelonche de le selve tanto folte che il zolfo esalando per quei luoghi stretti ammazzava gli uccelli, che vi volavano sopra: Cesare tagliate le selve fece che di una aria pestilente divenne benigna et amena. Presso a Livorno Castello maritimo di Toscana erano gli huomini sempre ne giorni caniculari oppressati da gravissime febbri, ma fatto gli abitanti un muro riscontro al Mare si mantennono poi sani, ma dipoi messa l’acqua ne fossi per far l’edifitio più sicuro son tornati di nuovo ad ammalarvisi. Scrive Varrone che havendo lo esercito presso à Corfù et morendosi quasi tutto di peste, serrò tutte le finestre che verso Austro erano aperte, et a questo modo campò lo esercito. A Murano patiscono rare volte di peste, se ben Venetia lor Città principale ne è molestata assai, et gravemente, et pensano che questo accaggia per la grande abbondanza de le fornaci de vetri, percioche egli è cosa manifesta che l’aria si purga maravigliosamente da fuochi; et che i veneni habbino in odio il fuoco, ne è inditio, che egli hanno avvertito che i corpi morti de gli animali velenosi non generano vermini come gli altri, per questo che la natura del veneno è di ammazzare, et estinguere del tutto ogni forza di vita; ma se i medesimi sono tocchi da la saetta, allhora generano vermi, percioche il veneno loro è spento dal fuoco. Et che i vermi son generati ne corpi morti de gli animali, non da altro, che da una certa potentia ignea de la natura, che muove quello humido, che è in quelli, atto à spiriti vitali, lo spegnere de quali si aspetta proprio al veleno dove egli sia superiore, ma dove egli è superato dal fuoco, non vi può niente. Se tu sverrai herbe velenose, et massimo la squilla, ti avverrà che quel cattivo nutrimento de la terra sarà attratto a se da le piante buone, et preso tal nutrimento si guasteranno. Gioverà piantare una selva, et massimo di frutti verso i venti nocivi; perche egli importa grandemente daqual |