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libro decimo. 275

contro il peso, et contro l’impeto de le acque, se saranno fatti con uno arco che volti il dorso verso l’impeto de le acque, resisteranno più gagliardamente. Farai a fondo il fiume se tu li farai uno argine a traverso in modo che l’acqua si habbia ad alzare, suso alto, et che ella si sforzi a gonfiare assai: verratti ancor di qui fatto questo, che l’onda, che passerà di sopra, colla sua caduta vi caverà una fossa, et ancora quanto da la parte inferiore del fiume tu scaverai più a fondo, tanto il letto del fiume si scaverà sino al suo fonte; percioche l’acqua nello spignersi commuove, et perturba continovamente il terreno, et lo porta via. Purgherai ancora un rivo, et una fossa in questo modo: mettendovi dentro bufoli, serrala che l’acqua vi si alzi: Dipoi fa che il bestiame con corrervi, et agitarvisi spesso faccia l’acqua torbida, et subito dà la via a l’acqua ch’ella se ne vadia precipitosa, et ch’ella lavi. Et se peraventura sarà cosa alcuna sotterrata nel fiume, o fittavi che li dia impedimento, oltre all’altre macchine che sanno fare i Maestri, quella è attissima che tu vi conduca una nave carica, alla quale legherai fortissimamente qual cosa si sia questa, o palo, o qual altra cosa si voglia che tu habbia a sverre. Dipoi scarica la nave del peso di che era carica, di qui nascerà che alleggeritasi di peso alzandosi sopra de le acque, ella sverrà, et sino da le barbe, quel che tu gli harai legato: gioverà molto se nello alzarsi la nave, tu aggirerai il palo come si fa una chiave. Io hò veduto nel paese di Palestrina una creta humida, nella quale se tu vi ficcherai o un palo, o una spada non più affonda che un cubito, non sarà mai possibile che con forza alcuna di mano tu ne la possa cavare, ma se nel volerla cavare tu la girerai un poco, come fanno coloro, che vogliono forare con succhielli, ti riuscirà il cavarla più facilmente. Appresso à Genova era uno scoglio ascoso sotto le onde, che impediva le entrate del Porto: trovossi un huomo a tempi nostri dotato di maravigliosa arte, et natura, che lo scemò, et aperse largamente detta entrata. E spartasi una fama, che costui stava sotto le acque assai, et che e’ non veniva fuor dell’acque per rihavere il fiato se non dopo lungo tempo. Caverai il fango del fondo, con una rete grossa, et ronchiosa dentrovi un sacco, perche strascinandola se ne empierà: caveralo ancora dove il Mare non sarà molto fondo con uno instrumento di pala. Fa di havere due barcotte, in una de le quali rizza uno stile in su la poppa, nel quale giuocoli una antenna lunga: non altrimenti che si faccino un par di bilance nel loro fuso: in l’una de le teste di questa antenna, che pende da la nave sia accommodata una pala larga tre piedi, et lunga sei; i manifattori affondando questa, caveranno il fango, et lo gitteranno nell’altra barca quivi apparecchiata. Da questi principii si potranno fare molte cose simili, et più utili, che sarebbono cose lunghe a raccontarle. Basti insino à qui di questi. Restaci il chiuder l’acque. Serrerassi il corso dell’acque con le cateratte, serrerassi ancora con li steccati. L’uno, et l’altro hà bisogno di canali di pietra saldissima, come ti dicemmo, che si faceva nelle pile. Alzeremo il peso de le cateratte, senza pericolo de gli huomini, aggiugnendo al fuso che lo tira, alcune ruote con denti, le quali noi moveremo come quelle de gli horiuoli, adattati i denti d’un’altro fuso a tale lavoro, et a tal moto. Ma commodissima più di tutte l’altre sarà quella cateratta, che sopra il mezo di se stessa harà collocato un fuso a piombo, il quale si volti: appiccherassi al fuso la cateratta quadrata, che stia tesa come una vela quadra sta distesa in una nave da carico, che da l’un lato, et dall’altro possa essere girata, et da poppa, et da prua; ma i lati di questa cateratta, o porta non debbono essere uguali, perche da piede ella sarà alquanto più stretta, quasi che tre dita, che da capo; et di qui avverrà che si aprirà da un fanciulletto solo, et per il contrario ancora si serrerà da se stessa, vincendola il peso de lo lato più lungo di sopra. Farai due cateratte, rinchiuso il fiume in duoi lati, lasciatovi uno spatio per quanto è lunga una nave, accioche se e’ v’harà a salire una nave, poi che la vi sarà arrivata, chiuggasi la cateratta di sot-


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