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libro decimo. 271

egli è più basso, et intorno allo Adice, si naviga tutta per le fosse; il che in quel luogo è concesso da la pianura. Dice Diodoro che Ptolomeo usciva del Nilo per una fossa che egli apriva navigando, et navigato che egli haveva, la serrava. I rimedii per questi difetti son questi, il ristrignere, il nettare, il chiudere. I fiumi si sftringono con gli argini: fa che la linea de gli argini non sia repente, ma stringa et serri a poco a poco i fianchi. Ma dove da un luogo stretto tu harai a lasciare uscire un fiume in un luogo più largo et più aperto, non ve lo lasciare cadere a un tratto, ma allungato il canale, fa che dipoi il fiume a poco a poco torni con allargarsi con l’onde alla primiera sua larghezza, acciò che egli non offenda et non faccia danno con i suoi importuni ritrosi et avolgimenti, cercando la licentia subita de la sua libertà. Metteva il fiume Mela nello Eufrate, et Artanatrice Re, indotto forse da desiderio di acquistarsi fama, gli riturò lo esito, et inundò per tutto il paese: non molto dopo la gran macchina de la impedita acqua roppe con tanta furia, et con tanto impeto de le onde, che ella ne portò seco molte possessioni, et guastò gran parte de la Galacia et de la Frigia. Il Senato condannò l’insolentia di questo huomo in trenta talenti. Et faccia a proposito che noi habbiamo letto ancora che assediando Iphicrate Stimfale, si sforzò di serrare con una infinità di spugne di pietra l’acqua del fiume Erasio, il qual fiume passa sotto il monte, et riesce ne gli Argivi, ma lasciò stare per avvertimento fattoli da Giove. Le quali cose essendo così, è bene avertirne in questa maniera. Farai il lavoro de gli argini gagliardissimo, et la gagliardezza te la darà la saldezza del legname, et il modo, et la grandezza di tal lavoro, da quella parte che l’onda passando sopra harà a cadere, fa ch’ella non caschi a piombo da lato di fuora, ma fa ch’ella vi vadia con dolce pendio, di modo ch’ella vi corra adagio, et senza ritroso, o avvolgimento d’acqua alcuno: che se nel cadere ella comincierà a cavarvi sotto, riempivi subito non con legname minuto, ma con sassi grandi, interi, stabili, et accantonati: gioverà ancora il mettervi fastella di stipe, accioche l’acqua non arrivi sul fondo senon rotta, et stracca. In Roma veggiam noi il Tevere essere staro ristretto da le muraglie in molti lati. Semiramide non contenta di fare gli argini di mattoni aggiunse a gli argini l’asfalto grosso quattro cubiti, et vi fece ancora mura lunghe molti stadii, di altezza ch’erano al pari le le mura de la Città. Queste son cose da Re. Noi saremo contenti d’uno argine di terra, si come Nicotrice li fece di terra appresso li Assirii, o quali noi veggiamo per la Lombardia, dove veggiamo grandissimi fiumi quasi stare in aria, talmente che in alcuni luoghi sopravanzano con il loro piano le altezze de le capanne. Et saracci assai se noi mureremo il ponte di muraglia stabile. Sono alcuni che per fare gli argini lodano le piote piene di herba levate dal prato, et à me ancora piacciono assai, conciosia che mediante quelle barboline diventano fortissimi, pur che si assodino con batterli assai. Tutta la massa de gli argini certamente, et massimo quella parte che è bagnata da le onde, bisogna che si assodi, et si faccia durissima, et serrata grandissimamente in modo che non si possa nè penetrare nè rovinare. Sono alcuni, che intessono ne gli argini alcune pertiche di vimini, lavoro certo fermissimo, ma di sua natura fatto per a tempo, percioche essendo le pertiche atte facilmente a corrompersi, accade che i raggi de le acque entrano, et occupano i luoghi del legname infracidato, et di quivi incominciando a passare accresciuti i canali de pori, ne seguitano rivi maggiori. Di questo haremo noi manco paura se noi ci serviremo di pertiche verdi. Altri piantano giu per le rive saliconi, ontani, pioppi, et altri alberi che amano le acque, con ordini molto spessi. E’ certamente questo molto commodo, ma è ancor esso sottoposto a quel difetto che noi dicevamo de le pertiche, perche infracidatisi alcuna volta per la vecchiaia i piedi de li alberi gia morti, versano per li straforamenti, et per le buche, che perciò vi rimangono. Altri, il che mi piace grandemente, piantano in su le rive virgulti,


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