pe, et serbata in vaso di legno si guasta presto. Le acque de le fontane ancora sono infra loro differenti: de le quali Hippocrate pensava che quelle che nascevano alle radici de colli, fussino le migliori. Ma de le fontane gli Antichi dicevan questo: infra le fontane lodavano primieramente quella, che fusse volta à Settentrione, o che guardassi verso il levare del Sole, nello Equinottio; et tenevano che la più cattiva fussi quella, che fusse a mezo giorno: Et le più vicine alle migliori, quelle che sono a Levante d’inverno; et non biasimano però anco del tutto quelle, che sono ad Occidente, il qual luogo suole essere molto humido di molta rugiada, et leggieri, che ne suol prestare acque suavissime; perche la rugiada non casca se non in luoghi quieti, puri, et di aria temperata. Teofrasto pensa che l’acqua pigli del sapore del terreno, non altrimenti che interviene del sugo de frutti, de le viti, et de li alberi, i quali tutti, sanno di quel terreno dal quale pigliano l’humore, et di tutte quelle cose, che si congiungono con le loro radici. Gli Antichi dissono che egli era tante sorti di vini, quante eran le sorti de terreni, dove si piantavano le vigne. I vini di Padova (diceva Plinio) sanno di Saliconi, a quali eglino maritano le viti. Catone insegna dove si medicano le viti con lo elleboro, herba per muovere il corpo senza pericolo, gittando fascetti di questa herba alle barbe de le viti quando elle si scalzano. Et di quì nasce, che e’ pensano, che quelle acque, che escono dal sasso vivo, sieno migliori che quelle, che escono dal fangoso. Ma pensano che quella sia di tutte le altre migliore, la quale nasce di quel terreno del quale se tu ne metterai in un catino mescolato con acqua per farne loto, subito che tu resterai di rimenarlo, ei se ne vadia al fondo, et lasci l’acqua di colore, di sapore, et di odore purissimo. Per la medesima ragione pensava Columella che le acque, che si rivoltavano per i precipitii sassosi, fussino ottime, perche elle non si guastano per i mescolamenti che di fuori gli venghino. Ma non ogni acqua, che corra infra sassi, è tale, che io la lodi assai, percioche se ella corresse per un letto profondo, che havesse le ripe molto ombrose, et affonde, ella diventeria cruda, et se ella correrà per un letto troppo aperto, allora facilmente consento da Aristotile, percioche per lo ardore del Sole consumatesi le parti più sottili, diventa più grassa. Gli Scrittori preferiscono a tutti gli altri fiumi il Nilo, per queste cagioni; prima perche egli hà molto gran corso, et perchè e’ fende terreni purissimi, non difettosi d’alcuno vitio di putredine, o vitiati da la contagione di nocivo secco, et perche e’ corre à Settentrione, et perche il letto suo, è sempre pieno d’acque, et purgate: Et non si può negare che le acque, che hanno più lungo corso, et più tardo, non sieno manco crude, et non sieno per la fiacchezza più estenuate, et però diventano ben purgate, lasciata la soma de le brutture nel lungo corso. Oltra questo convennero ancora tutti gli Antichi in questo, che le acque non solamente son tali, quali sono i terreni, come poco fà dicevamo, nel qual luogo elle si mantengono come in grembo di lor madre, ma diventano ancor tali, quali sono i terreni per i quali elle correndo passano; et quali sono i sughi de le herbe, che elle lavano, non solamente perche nello scorrere esse le vadino leccando; quanto per questo conto massimo, che la pestifera herba mescolerà in esse i sudori di quello pestifero terreno, nel quale ella è cresciuta. Di quì avviene che e’ dicono che le cattive herbe ne danno acque mal sane. Sentirai alcuna volta la pioggia che puzzerà, et forse sarà amara. Et questo dicono che avviene da la infettione di quel luogo, donde quel sudore primieramente svaporò fuori del terreno. Et dicon che il sugo del terreno, dove egli è di natura smaltito et maturo, produce le cose dolci, et per il contrario dove egli è indigesto, produce et fà tutte le cose amare alle quali si applica. Quelle acque, che corrono verso Settentrione, dirai forse che sieno più commode, perche elle saranno più fredde, percioche le fuggono velocemente i raggi del Sole, et da lui son più tosto visitate, che abbruciate; per il contrario son quelle, che corrono