nascono d’altronde, se non dove egli hanno sotto di loro, o allo intorno il terreno saldo, et sodo; et sopra di loro o vi sarà una pianura adiacere, o e’ saranno coperti di terreno raro, et sciolto, di maniera, che se tu esamini bene la cosa, non negherai, che l’acqua ragunata vi caschi quasi da un lato d’un catino rotto. Et di quì è che il terreno più serrato ha manco acque, et non vi si trovano, se non in pelle in pelle. Ma il terreno più sciolto ha più humore, ma non vi troverai l’acqua, se non giù ben adentro. Plinio racconta, che in alcuni luoghi, poi che vi è stata tagliata una selva, vi è nato una acqua. Scrive Tacito, che quando Moise andava peregrinando per il deserto, et che per la sete si trovava a mal partito, e’ trovò le vene dell’acqua da la coniettura del terreno pieno di herbe. Emilio havendo l’esercito presso allo Olimpo, et havendo carestia di acque, e’ trovò avertito da la verzura de le selve. Nella via Collatina una certa Verginella mostrò à certi soldati, che andavano cercando de la acqua, alcune vene, dietro alle quali andando essi cavando scopersono un fonte abbondantissimo, et al fonte accomodarono una casetta, et vi dipinsono la memoria del seguito. Se il terreno avvallerà con facilità sotto le piante de piedi, et si appiccherà a’ piedi, dimostra che sotto vi è l’acqua. Sono ancora indicii più prossimi dello esservi l’acqua sotto, dove nascono quelle cose, et crescono, che amano le acque, o che nascono per le acque, come il salicone, le cannuccie, i giunchi, et la ellera, et quelle cose, che non possono senza gran nutrimento d’humore essere pervenute à quella grandezza, alla quale sono pervenute. Quel terreno, dice Columella, il quale nutrisce le viti piene di frondi, et quello massimo, che produce il Lebbio, et il Trifoglio, et i Susini salvatichi, è buono, et ha vene di acque dolci. Oltra di questo l’abbondantia de le Ranochielle, et de Lombrichi, et de le Zanzare, et le caterve de Moscherini, dove aggirandoli volano, ne danno inditio, che sotto vi sia de le acque. Ma gli inditii, che la acutezza dell’ingegno ha ritrovati sono questi. Considerarono gli investigatori si ogni sorte di terreno, si ancora che i monti sono fatti di scorze, quasi come di carte, alcune più serrate, alcune più rade, et alcune più sottili, et considerarono, che i monti erano fatti di queste scorze poste l’una sopra l’altra, et ammassate, talmente che da lato di fuori, gli ordini di questi filari, o scorze, et le linee de le congiunture sono tirate a piano da destra a sinistra. Ma da lato di dentro di verso il centro del monte dette scorze si chinano allo ingiù con tutta la superficie di sopra, che ugualmente pende, ma non con tirare, et andare di se stessa continovato sino adentro: Percioche ad ogni cento piedi quasi si fermano con certi gradi da lo scendere a traverso, rottasi la scorza: Et dipoi con simile interrompimento di ordini, corrono con pari sorte di gradi da l’un lato et l’altro del monte sino a’ centri del monte. Vedute adunque queste cose, gli huomini di sottil ingegno hanno facilmente potuto cognoscere, che le acque sono o generate, o veramente, che le pioggie si raccolgono infra quelle scorze, et congiunture de filari, per il che le parti intime del monte diventano humide. Di qui presono argumento da poter havere le riposte acque, forato il monte di quel luogo massimo, nel quale corrono a congiugnersi l’uno con l’altro i filoni, et gli ordini de le linee, che vanno a basso, il qual luogo è molto pronto dove i muscoli de monti congiugnendosi l’uno a l’altro, faranno qualche seno. Oltra di questo le pelli del terreno mostrano chiaro essere infra loro di varia et diversa natura atte a succiarsi le acque, o à dartele. Percioche i sassi rossi, il più de le volte sono acquidosi, ma sogliono ingannare, percioche le acque, infra le vene de le quali tali sassi abbondano, se ne vanno. Et la felice, pietra tutta sugosa, et viva, che nella radice del monte sia rotta, et molto aspra, ne porge facilmente la acqua. La terra sottile ancora facilmente ti darà occasione di trovare la acqua in abbondantia, ma sarà di cattivo sapore. Ma il sabbion maschio, et la rena, che si chiama carbonchio,