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250 | della architettura |
Già il Nilo essendo una fiata cresciuto molto più che non era suo solito, donde oltre al fango restarono molti, et varii animali, che rasciuttosi poi il terreno si corroppono; fu cagione che dipoi successe una grandissima peste. La Città Mazzara presso al Monte Argeo, dice Strabone, abbonda di buone acque, ma se la state elle non hanno donde scorrere, vi fanno una aria mal sana, et pestilente. Oltra di questo in Libia verso Settentrione si come in Ethiopia ancora non piove, onde i laghi spesso diventano per il secco fangosi, et perciò abbonda ella d’una moltitudine di animali nati di corruttione, et massimo di gran copia di locuste. Contro a si fatti fetori, et puzzo si crudele, l’un rimedio, et l’altro di Hercole, saranno commodi facendovi una fossa, accioche per il fermarvisi de le acque, non vi diventi il terreno fangoso, et dipoi si apra la regione a Soli, et cosi fatti credian noi che fussino i fuochi di Hercole: et giova assai riempiervi di sassi, di terra. Ma in che modo tu possa facilmente riempiere uno stagno concavo di rena del fiume, lo diremo a luogo suo. Diceva Strabone che a suo tempo la Città di Ravenna per essere inondata da assai Mare, era solita a sentire fiati puzzolenti; nondimeno la aria non vi era cattiva, et si maravigliano onde questo accaggia, se già non aviene per quello, che e’ dicono, che accade alla Città di Venetia, che per agitarvisi sempre le paludi da i venti, et dal fiotto de la Marina, non si quietano mai. Simile a questa ancora dicono che fu Alessandria. Ma la state i crescimenti del Nilo ne hanno di quel luogo levato tal difetto. Siamo adunque avvertiti da la natura di quello che habbiamo a fare, conciosia che e’ sarà buono, et gioverà o seccare le paludi a fatto, o veramente far che vi sia di molta acqua di rivi, di fiume, o di Mare, tiratavi dentro, o veramente cavarle tanto a fondo, che si truovi l’acqua viva. Et di queste sia detto a bastanza.
Che l’acque principalmente sono necessariissimme, et di varie sorti.
cap. ii.
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