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libro nono. 245

interviene. Non mi curo anco che e’ sia perfettissimo Astrologo in questo affare, perche egli habbia a sapere, che le Librerie si fanno di verso borea, et che le stufe stanno bene verso Occidente. Ne confesserò anco che e’ sia di necessità l’essere Musico per haver a porre ne Teatri i vasi di rame o di bronzo che risuonino. Ne mi curo anco, che sia Retorico, perche egli habbia a saper ben raccontare inanzi quel che egli habbia a fare per mostrarsi a chi volesse servirsi di lui: Conciosia che il pensiero, la scientia, il consiglio, et la diligenza gli sarà a bastanza per potere esprimere con parole quel che faccia al suo proposito accomodatamente, et bene. Il che nella eloquentia è la cosa principale, et importantissima. Non vorrei già, che ei fusse senza lingua, ne che egli havesse gli orecchi tanto sordi, che ei non conoscesse l’harmonie. Sarà bene a bastanza se ei non edificherà per il Publico, quando egli edificherà per il privato, che ei non nuoca ad altri con i lumi, con le grondaie, con docioni, o guidamenti di acque, o non impedirà viaggi a servi fuori del consueto: Se e’ saprà quali venti da qual parte del mondo tirino, et come si chiamino; il quale se ne sarà informatissimo, non lo biasimerò. Ma de la Pittura, et de la Mathematica bisogna che non ne manchi non altrimenti che non può mancare il Poeta del sapere bene le voci, et le syllabe, et non sò se egli è a bastanza, che di queste due cose e’ ne sia mediocremente instrutto. Farò ben di me tal professione, che mi sono molte volte entrate nella mente assai conietture, et pensieri di muraglie, che io harei grandissimamente lodate, et quando io le ho poi disegnate con linee, ho trovato in quella parte, che più sarebbe piaciuta, molti gravi errori, et da correggersi assai, et quando poi io ho ripensato a quel che io haveva messo in disegno, et che io haveva cominciato a determinare, conobbi la mia indiligentia, et la ripresi. Finalmente havendone io fatti modelli et esempi, et alcuna volta andando repetendo tutte le parti, accadde, che tal volta, io conobbi, che nel numero ancora mi ero ingannato. Ma io non voglio già che sia Zeusi nel dipingere, nè Nicomaco nel maneggiare de’ numeri, nè Archimede nel trattare de gli anguli, et de le linee; ma sarà a bastanza, se da’ libri de la Pittura, et del Disegno, che noi scrivemmo, saprà cavare i primi principii, et se de le cose Mathematiche ne caverà quella notitia, che si fu pensata alla mescolata de gli angoli, de numeri, et de le linee, come sono quelle cose, che del misurare i pesi, le superficie, et i corpi ci sono, le quali i Greci chiamano Podismata, et Embada. Con queste arti aggiuntoci et studio, et diligentia, lo Architettore si acquista gratia, ricchezze, gloria, et fama appresso de posteri.


A chi lo Architettore debbe communicare il suo consiglio, et l’opera sua.

cap. xi.


E
Mi piace che in questo luogo non si lasci indrieto quel che si appartiene allo Architettore. Tu non hai a andare spontanamente cosi a servire ogn’uno che dice di volere edificare. Il che i leggieri, et i boriosi più che il bisogno, sogliono fare. Io non so se egli è da aspettare, che ei te ne richiega più et più volte. Bisogna che da per loro ti credino, et che eglino habbino fede in te, chi si vuol servire dell’opera, et del consiglio tuo: o perche vorrò io offerire le mie degne, et utili inventioni senza haverne frutto nessuno a fare che o uno, o un’altro ignorante mi creda? Merita per Dio certamente premio non mediocre il farti con gli avertimenti miei più esperto in quella cosa, nella quale io ti rispiarmi grandissima spesa, et giovi oltra modo et alle commodità, et a’ piaceri tuoi. E’ cosa da savio il sapersi mantenere la reputatione, et è a bastanza dare fidato

con-