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libro nono. 243

Che cose sieno quelle che principalmente habbia bisogno di considerare uno Architettore, et che cose sia di necessità che ei sappia.

cap. x.


M
A acciò che lo Architettore nel procurare, ordinare, et mandare a effetto queste cose, si possa portare egregiamente, et secondo se li aspetta, ci sono alcune cose da non se ne far beffe. Egli ha da esaminar bene che peso e’ si piglia sopra le spalle, che professione e’ faccia, che huomo e’ voglia esser tenuto, à che impresa e’ si metta, et quanto di lode, quanto di guadagno, quanto di grana, quanto di fama appresso a posteri e’ si sarà guadagnato ogni volta che egli habbia ben fatto l’officio suo: Et per il contrario se egli haverà incominciato cosa alcuna ignorantemente senza consiglio, o inconsideratamente, a quanto vituperio, a quanto odio e’ si sottometta, quanto e’ dia che dire, quanto si mostri aperto, manifesto, continuo il testimonio de la sua pazzia appresso alla generatione humana. Gran cosa certo è la Architettura, ne stà bene che ogn’uno si metta a tanta impresa: bisogna che sia di grandissimo ingegno, studiosissimo, habbia ottima dottrina. Et è di necessità che sia esperimentato assai, et sopra tutto che habbia purgato giudicio, et maturo consiglio, colui che ardisca di far professione di Architettore. Appartiensi alla Architettura et è sua prima lode il giudicare quel che ad ogni cosa si convenga. Conciosia che lo edificare è cosa necessaria, ma lo edificare commodamente è cavato et da la necessità, et da la utilità; Ma lo havere edificato di maniera, che gli splendidi te ne lodino, et che i miseri ancora non te lo rinfaccino, non può nascere se non dal sapere d’un considerato et valente, et dotto Architettore. Oltre di questo, il fare quelle cose che sieno commode secondo il bisogno, et de le quali non si habbia a stare in dubbio, che, et in quanto a quel che si era deliberato, et in quanto alla facultà de le ricchezze e’ si possa dar loro perfettione, è officio non tanto d’uno Architettore, quanto di uno Muratore. Ma l’havere preveduto, et deliberato con la mente, et con il giudicio quel che per ogni conto debbe essere perfettamente finito, et terminato, s’appartiene a quello vario, et solo ingegno che noi ricerchiamo. Da lo ingegno adunque la inventione; Da la esperientia la cognitione; Dal giudicio la elettione; Dal consiglio la compositione è di necessità che proceda; et con la arte poi si rechi a fine quel che altri si mette a fare. Il fondamento de le quai tutte cose, credo che sia la prudentia et un maturo consiglio: Conciosia che le altre virtuti, come è la humanità, la benignità, la modestia, la bontà, non le desidero più in costui, che io mi faccia nelli altri huomini, dediti a qual si voglia sorte d’arti. Conciosia che queste son cose che chi non le ha, non credo io, non che altro, che sia da reputare per huomo. Ma sopra tutto bisogna che egli schisi la leggierezza, la ostinatione, la boria, la intemperanza; et se alcune altre cose ci sono che appresso de’ Cittadini gli possino diminuire la sua buona gratia, o accrescerli lo odio. Ultimamente vorrei che si portasse come fanno coloro che danno opera alli studii de le buone lettere. Conciosia che e’ non è nessuno che pensi d’havere studiato tanto che gli basti. Se e’ non harà letto et veduti tutti gli Autori, et di quei che non son ancor buoni, i quali trattino, o habbino scritto alcuna cosa di quella facultà, nella quale ei si esercita. Cosi in questo luogo considerera diligentissimamente tutti li edificii che communemente saranno lodati, et approvati da gli huomini, disegneralli con linee, et numeri, vorrà farne modelli, et esempii, et haverli appresso di se, et cosi conoscerà, et esaminerà lo ordine, i luoghi, i generi, et i numeri di ciascuna de le cose, de le quali coloro si saranno serviti, et massimo di chi harà fatto cose grandissime, et eccellentissime, de quali si può fare coniettura che fussino huomini egregii, essendo stati moderatori di si grandi

spe-