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232 | della architettura |
quanto al numero pari, il quale ei destinarono a vani, il numero del X., et quanto a caffi, il numero del 9., et massimo ne Tempii. Hora ci resta a trattare del finimento. Il finimento appresso di noi è una certa corrispondentia di linee infra di loro, con le quali son misurate le quantità, che una è la lunghezza, l’altra la larghezza, et l’altra la altezza. La regola del finimento si caverà comodissimamente da quelle cose per le quali e’ si è conosciuto et veduto espressamente, che la natura ci si mostra maravigliosa, et da essere considerata. Et certamente io affermo più l’un di che l’altro il detto di Pitagora, che egli e simile a se in tutte le sue cose: cosi stà la cosa. Quei medesimi numeri certo, per i quali aviene che il concento de le voci appare gratissimo ne gli orecchi de gli huomini, sono quegli stessi che empiono anco et gli occhi, et lo animo di piacere maraviglioso. Caveremo adunque tutta la regola del finimento da musici, a chi sono perfettissimamente noti questi tali numeri: et da quelle cose oltra di questo, da le quali la natura dimostri di se alcuna cosa degna, et honorata: ma non andrò dietro a queste cose se non quanto sarà di bisogno al proposito de lo Architettore. Lasciamo adunque quelle cose che si appartengono a gli ordini di ciascuna voce, et a modi de Tetracordi. Ma quelle cose che fanno a nostro proposito, sono queste: Noi habbiamo detto che la armonia è una consonantia de le voci, suave a gli orecchi. De le voci ne sono alcune gravi, et alcune acute: la voce più grave viene da corda più lunga, et le acute da corde più corte: dal vario scompartimento di queste voci risultano varie armonie. Le quali armonie gli Antichi cavarono da la scambievole consonanza de le corde con certi numeri determinati. I nomi de le quali consonanze son questi: Diapente, cioè quinta, la quale ancor si chiama sesquialtera. Diatessaron, cioè quarta che si chiama sesquitertia, et dipoi Diapason cioè ottava che si chiama doppia, et Diapason Diapente cioè duodecima che si chiama triplicata, et Disdiapason cioè quintadecima che si chiama quadrupla. A queste aggiunsono il tuono il qual si chiama sesquiottavo ancora. Queste si fatte consonantie che noi habbiamo racconte, a volerle comparare alle corde, stanno in questo modo: La sesquialtera si chiama cosi, perche la corda maggiore contiene in se la corda minore intera, et la metà più, conciosia che in questo modo interpretian noi quel che gli Antichi chiamarono sesqui. Nella sesquialtera adunque alla corda maggiore si assegnerà tre, et alla minore due.
3 | 000 | ) sesquitertia | |
2 | 00 | ) |
La sesquitertia è quella che harà la corda maggiore lunga quanto la minore, et un terzo più: farai adunque la maggiore quattro, et la minore tre.
4 | 0000 | ) sesquitertia |
3 | 000 | ) |
Ma in quella consonantia che si chiama Diapason, i numeri si corrispondono l’uno all’altro a doppio, si come è il dua a l’uno, et il tutto alla metà. Nella tripla, i tre medesimamente corrispondono allo uno, come il tutto alla terza parte di se stesso.
2 | 00 | 3 | 000 | |||
Diapason | Dupla | ) Tripla | ||||
1 | 0 | 1 | 0 |
Nella quadrupla il quattro corrisponde a essa unità, come il tutto corrisponde alla quarta parte di se medesimo.
4 | 0000 | ) Quadrupla |
1 | 0 |
Fi- |