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libro nono. 221

de privati. Io vorrei che lo antiporto fusse, secondo il grado di ciascuno, honestissimo, et splendidissimo, sianvi di poi bellissime loggie, nè vi manchino spatii magnifichi, et finalmente di tutte le altre cose piglinsi i disegni da li edificii publichi, per quanto però la stessa cosa ne permetta, di tutte quelle cose che la posson fare ornata, et degna; aggiuntaci però questa modestia, che e’ paia che ella vadia più tosto dietro alla gratia, et alla maiestà, che ad alcuna suntuosità: et per questo si come nel passato libro de le opere publiche, gli edificii secolari cederno, per quanto fu conveniente, alla dignità de gli edificii sacri, cosi in questo luogo gli edificii privati sopportino di essere alquanto superati di eccellentia di adornamenti, et di quantità da gli edificii publichi. Non si faccino a queste case (del che fu biasimato Camillo) le porte di bronzo, o di avorio, nè risplendino i palchi di troppo oro, o troppo vetro, nè riluca però ogni cosa di marmo himetrio, o pario, conciosia che queste son cose appartenenti a Tempii: ma servasi de le cose mediocri con eccellentia, et de le cose eccellenti con modestia. Contentisi di arcipresso, di larice, et di bossolo, faccia le incrostationi o corteccie de le mura di figurette di gesso bianco, et le veste di pitture più semplici, faccia le cornici di marmi, o più tosto di trevertini. Nè recuserà anco però del tutto le cose più eccellenti, o non se ne servirà; ma si servirà di poche come di gemme in una corona mettendole in luoghi honoratissimi. Ma se tu vuoi che io ti diffinisca il tutto brevemente, io delibererò in questa maniera: Bisogna adornare gli edificii sacri di maniera, che e’ non vi si possa aggiugnere cosa alcuna che gli possa dare più maiestà, nè più maravigliosa bellezza; ma le case private bisogna per il contrario che e’ non vi se ne possa levare, o tor via cosa alcuna che non vi sia congiunta con eccellente dignità. Alli altri come sono a publici et a secolari, penso che sia da attribuire la mediocrità che è infra queste, si che ne privati sia severissimamente continente, nondimeno usi in alcuni via più libera. Conciosia che se in questo luogo vi saranno per aventura le colonne di corpo alquanto più sottili, o forse di ventre più grosse, o sotto il collarino più fottili, che quelle che si fanno secondo le misure de le opere publiche, non sarà però questo o difetto, o cosa biasimevole, pur ch’elle non habbino punto del disforme, o che non siano depravate del tutto. Anzi quello che nelle opere publiche non si concede, che elle possino discostarsi punto da la essattissima legge, et gravità de gli ordini loro, talvolta nelle private si arreca dietro del gratioso. O quanto era cosa honorata, et degna quel ch’usarono gli huomini più giocondi, il mettere cioè in cambio di stipiti, alle porte de le sale statue di servi che reggessino il cardinale di sopra con la testa, et il por colonne, et massimo nelle loggie de gli horti, le quali paressino quasi che o tronconi di alberi, levatine i rami, o vero uno fastello di rami legati insieme con una fascia, o veramente come le avolte et piene di palme, o come le piene di frondi, di uccelletti, et di canaletti; o dove e’ volessino che l’opera fusse robustissima, mettevano colonne quadre a canto vivo, alle quali aggiugnevano una meza colonna tonda di quà, et una meza di là, che sportassino in fuori, et oltra di questo in cambio di capitelli, vi ponevano o canestre piene di spenzolanti grappoli d’uve, et di frutte, o una palma che alzava verdi le sue foglie, o un gruppo di serpi annodatosi variamente insieme, o aquile che con le alie facessino segno di allegrezza, o teste di Medusa con serpi che contendessino insieme, et cose simili, che sarieno lunghe a raccontare: ma in cosi fatte cose lo Architettore haverà cura quanto e’ potrà maggiore, di mantenere le forme di simili cose dignissime dentro a termini de le linee, et de gli angoli tirati secondo la arte, et vorrà che paia che il lavoro non si sia defraudato de la sua conveniente proportione de le membra; Ma che chi vedrà simil cosa, habbia più presto a conoscere che egli habbia scherzato con leggiadria intorno a quei luoghi, et che più presto habbia a dare loro piacere mediante la gratia di una tale inventione:


Et