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216 | della architettura |
notare. Gli Agrigentini per la vittoria che ebbe Zelone contro a Carcedonii murarono un luogo da notare lungo sette ottavi di miglio, affondo venti cubiti, del quale luogo ne cavarono dipoi certo datio. Io mi ricordo haver letto che a Tiboli vi era una Libreria publica molto celebrata. Pisistrato fu il primo che in Athene fece una Libreria publica, la quale sendo d’una moltitudine di libri infinita, fu da Serse poi transportata in Persia, et dipoi da Seleuco ricondotta in Athene. I Re Ptolomei hebbono in Egitto una Libreria di settecento i milia volumi. Ma perche ci maravigliamo noi de le publiche? nella Libreria de Gordiani trovo io che erano lxii. milia volumi. Nel paese di Laodicea insieme col Tempio di Nemesi era celebrata grandemente una grandissima schuola di Medici, ordinata da Zeuside. Scrive Appiano che vicino a Cartagine era una stalla di trecento Elefanti, et una di quattrocento Cavalli, et uno Arzanale per le Navi, che vi stavano dentro dugento venti Navi, et altri luoghi di armi, et da grani, dove uno essercito poteva riporre, et serbare le cose da vivere. Ne la Città del Sole che si chiama Thebe, si dice che erano cento stalle publiche tanto grandi che in qual s’è l’una stavano ducento Cavalli. Ne l’Isola Zelia nel Mare di Propontide erano duoi porti, et nel mezo Arzanali per le Navi, sotto i tetti de quali capivano ducento Navilii. Appresso al Pireo luogo da armi celebratissimo fatto da Filone vi era un luogo honoratissimo et capace per quattrocento Navilii. Dionisio al Porto di Siracusa fece Arzanali scompartiti con cento sessanta edifitii, sotto ciascuno de quali potevano stare duoi Navilii, et un luogo per armi, dove in pochi giorni vi ripose più di cento venti milia scudi, et una infinita moltitudine di spade. In Sitico lo Arzanale de gli Spartani era diviso in più di cento sessanta stanze. Si che a questo modo varie truovo io che sono state le cose appresso di varie nationi, ma in che modo elle debbino esser fatte, et con qual ordine, et disegno, non hò che raccontarne cosa alcuna che sia eletta, se non che io vorrei, che in si fatti lavori tu cavassi per quelle cose che hanno a servire, quanto al bisogno, il disegno da le cose private, ma per quelle cose che hanno à servire quanto alla grandezza, et allo addornamento, è bene pigliare i disegni da le opere pubbliche. Non lascierò questo indietro, che lo ornamento grande de le Librerie principalmente sono i libri, et gli assai, et i rarissimi, et massimo ragunati di quella dotta antichità. Sono ancora addornamento gli instrumenti Mathematici, et tutti gli altri, et quegli massimo che saranno simili a quelli che fece Possidonio, ne quali i sette Pianeti si movevano ciascuno secondo il suo proprio moto: o simili a quello di Aristarco, che dicono che haveva in una tavola di ferro descritto tutto il mondo, tutte le provincie con artificio eccellentissimo: et ben fece certamente Tiberio che donò alle Librerie le immagini de Poeti antichi. A me pare d’haver dato fine quasi a tutte quelle cose che si possono trovare per adornare gli edifitii publichi; habbiamo trattato de li edifitii sacri, de secolari, de Tempii, de le Basiliche, de portici, de sepolchri, de le strade, de porti, de concorsi de le strade, de le piazze, de ponti, degli archi, de teatri, de luoghi da correre, de le curie, de luoghi da sedere, de luoghi da essercitarsi, et da passeggiare, et simili: di maniera che e’ non mi pare che mi resti da trattar d’altro che de le terme, o bagni.
De le terme, o bagni, et de le loro commdità, adornamenti.
cap. x.
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