sono in questo differenti, che il Teatro certamente è quasi un mezo Teatro, et in questo ancora, che lo Amfiteatro ha la piazza del mezo libera, et espedita da palchi de gli istrioni, ma nelle altre cose, et massimo ne’ gradi da sedere, et ne le logge ancora, et nelle entrate, et in simili altre cose, sono molto conformi. Io credo che lo Amfiteatro principalmente fusse fatto per servire a le caccie, et che per questo piacesse loro di farli tondi: Accioche ferrate, et stimolate le fiere in cosi fatto luogo, non trovando in nessun luogo alcun cantone dove rifuggire, fussino da combattenti più facilmente aizzate, et fatte muovere; conciosia che e’ vi si mettevano huomini, che con modi miracolosi combattevano contro le ferocissime fiere; intra quali alcuni con il saltare, et con l’aiuto d’una asta, elevandosi in alto ingannavano un Toro che veniva a la volta loro: Altri armati di punte, come quelle de le canne, si offerivano a lasciarsi maneggiare da gli Orsi in una arca di legno, o aggirandovesegli atorno: altri gli assalivano, contenti solo di una cappa, et di una accetta o mazzaferrata. Finalmente se alcuno haveva trovata cosa alcuna che con lo ingegno potesse ingannare le fiere, o se egli si sentiva tanto gagliardo, o valente di forze, et di animo che e’ potesse sottentrare al pericolo, si offeriva là nel mezo, secondo che ciascuno havesse deliberato d’acquistare premio, o lode. Trovo ancora, che ne’ Teatri, et ne gli Amfiteatri i Principi erano soliti di gittarvi pomi, et a lasciarvi andare uccellami, per eccitare fanciullesche questioni di chi prima se gli potesse pigliare. La piazza del mezo dell’Amfiteatro, ancora che ella sia accerchiata da duoi Teatri congiunti insieme, non però si dee fare tanto lunga, come ella verrebbe se si congiugnessino insieme duoi Teatri, con le braccia, o teste distese; ma bisogna che la larghezza corrisponda proportionalmente a la lunghezza. Furono alcuni appresso a gli Antichi, che feciono la lunghezza otto, et la larghezza sette parti, et alcuni che la feciono tre larga, et quattro lunga, l’altre cose feciono come ne Teatri. Conciosia che gli feciono i portici di fuori, et sopra gli ultimi gradi da sedere feciono la loggia di dentro, la quale chiamammo Serraglio. Restaci a trattare del Cerchio. Dicono, che questo fu fatto ad imitatione de le case del Cielo, percioche si come le case del Cielo son dodici, cosi questo ancora ha dodici porticciuole da entrarvi, et cosi come i pianeti son sette, cosi questo ha sette termini: Uno de’ quali è posto a la parte di Oriente, et l’altro a quella di Ponente, assai lontani l’uno da l’altro, talmente che le carrette di duoi, et quattro cavagli giu per il mezzo de gli spatii del Cerchio potessino scorrendo combattere, come fa il Sole, et la Luna per il Zodiaco, et fare in xxiiii. hore ventiquattro volte tai giuochi. I giucatori medesimamente erano divise in quattro squadre: Ciascuna de le quali era vestita del suo proprio colore: alcuni per significare la primavera, si vestivano di verde, per l’estate di rosso, per il pallido autunno di bianco, et per la trista invernata di Tanè scuro. La piazza del mezo de cerchi non era libera, et espedita, come quella de gli Amfiteatri, nè come quella de Teatri occupata da palchi: ma per il diritto de lo luogo divisono la piazza in duoi corsi, o in due larghezze rizzandovi in luoghi accomodati le mete, o i termini intorno a’ quali giucando correvano i cavagli, o gli huomini: I termini principali erano tre, de quali quello del mezo era il più degno di tutti, et era quadro, grosso, et andava tutta via assottigliandosi verso la cima, et per questo assottigliamento lo chiamavano obelisco, hoggi auguglia; gli altri duoi termini erano due grandissime statue, o due creste, overo altezze di muro con le teste molto alte, fatte in quel modo che più era parso al maestro conveniente, a far che elle havessero del gratiato, et del grande: ne mezi di queste mettevano due o colonne, o aguglie minori da ciascuna de le bande. Io truovo che il Circo Massimo di Roma, secondo gli historici, era lungo tre ottavi di miglio, et largo uno: il quale a mio tempo è rovinato, et non si vede per alcuna coniettura pur piccola, come si fusse fatto. Ma in altri luoghi