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libro ottavo. 207

in quei tempi, et più di tutti gli altri capacissimo, arse a Piacentia Città di Lombardia per la guerra di Ottaviano. Ma di questi sia detto a bastanza. De gli spettacoli ne sono alcuni buoni per la quiete, et per l’ocio, et alcuni per le faccende. A quelli che son buoni per l’ocio si confanno bene i Poeti, i Musici, et li Istrioni che dilettano; ma a quelli che si aspettano alle cose da guerra, si confa il giucare alle braccia, il far alle pugna, lo schermire, l’essercitarsi nel tirare, il correre, et se alcuno altro giuoco, o esercitio d’arme si truova simile a questi. Le quali cose Platone voleva che ogni anno si facessino percioche giovavano molto alla salute, et allo ornamento de la Città: et hanno questi bisogno di varie sorti di edificii, et per ciò hanno ancora varii nomi. Conciosia che essendone alcuni ne quali si essercitano i Poeti Comici, et i Tragici, et simili; questi per amore de la degnità loro gli chiameremo Teatri. Ma quegli altri dove la Gioventu nobile si esserciterà correndo con carrette di duoi, et di quattro Cavalli, si chiameranno Cerchi. Gli altri finalmente ne quali rinchiusevi le fiere, si faranno caccie, chiameremo Amfiteatri. Quasi tutti gli spettacoli vanno immitando un campo d’arme, che messosi in ordinanza da duoi corni, voglia venire alle mani. Et son fatti prima d’una piazza, nella quale i destinati per il giuoco o schermidori, o carrette, et simili si habbino ad esercitare; dipoi di gradi atorno su per i quali segghino gli spettatori: ma sono dissimili, et differenti del disegno de la piazza, percioche di questi, quelli che hanno la forma quasi simile a una Luna che già comincia ad invecchiare, son chiamati Teatri; ma quando e’ si distendessino con le teste per lo lungo, si chiamano Cerchi, perche in questi con le carrette di duoi, et di quattro cavagli si và nel giucare accerchiando, et aggirando a torno a i postivi termini et piramidi; et in questi ancora si facevano combattimenti et giuochi Navali condottavi dentro la acqua o di qualche rivo, o di quella degli aquidotti secondo i luoghi. Sono alcuni che dicono che gli Antichi erano soliti di fare tai giuochi in circo inter enses et flumina, cioè nel cerchio infra le spade et l’acqua, et però esser chiamati giuochi Circensi, et che lo inventore di questo giuoco fu un certo Monago in Elide di Asia. Ma quello spatio che si richiudeva infra le frondi di duoi Teatri, che si arrestassino insieme, chiamavano Cavea: lo edificio tutto in se chiamavano Amfiteatro. Bisogna che i luoghi per gli spettacoli principalmente si elegghino in bonissima aria, accioche non sieno offesi da venti nè da Soli nè da le altre cose, che noi raccontammo nel primo libro; et il Teatro massimamente bisogna che sia difeso dal Sole, et coperto dal tutto, conciosia che il popolo cerca le dilicatezze de Poeti, et le leggieri, et ombratili delitie de gli animi, nel mese di Agosto, et se nel circuito de la muraglia riverberassino in cerchio i raggi del Sole, il calore cocerebbe i corpi, et riscaldatisi gli humori, cadrebbono facilmente in infirmitati, et malattie. Bisogna ancora che il luogo sia sonoro, et non roco: et è conveniente che vi sieno loggie o congiunte con lo edificio, o quivi vicine, dove il popolo possa in un subito ricorrere a fuggire le furiose pioggie, et le tempeste. A Platone piaceva che i Teatri si facessino nella Città. Le parti del Teatro son queste: la piazza espedita nel mezo allo scoperto, et intorno a questa piazza i gradi da sedere, et a rincontro de le teste di detti gradi il palco rilevato, sul quale si hanno ad accomodare le cose appartenenti alla favola da recitarsi; et nella più alta parte sopra i gradi, loggie, et volte che ricevino le voci de recitanti, et le faccino diventare più sonore. Ma i Teatri de Greci sono differenti da quei de Romani in questo, che i Greci producevano i chori, et gli histrioni scenici su la piazza, et però havevano bisogno di minor palco; ma i Romani recitavano tutta la favola con tutti gli histrioni sul palco, et per ciò vollono palchi maggiori. Ma furono in questo tutti d’accordo, che da principio nel disegnare una simil pianta si servirono di un mezo cerchio, et distenderono dipoi le corna del mezo cerchio; ma alcuni con linee diritte, et alcuni


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