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198 | della architettura |
fa ne l’ordine dove sieno molte colonne che di basso rilievo sportino in fuori, ancor che e’ ci sieno alcuni che volessino che in questo luogo il disegno de le base si tirasse continovato per tutto, come ne Tempii. Sopra questo quadrato imbasamento di mura, si rizzava in alto una muraglia tonda, opera certo eccellente, alta più che le già poste mura non meno che per la metà del suo diametro, ne più che per i duoi terzi, et la larghezza di si fatto tondo, non pigliava manco che per la metà del diametro maggiore di essa pianta quadrata, nè più, che per i cinque sesti: Assai ne occuparono i tre quinti, et a vicenda mettevano un’altra muraglia quadrata sopra questa tonda, et sopra l’altra tonda, un’altra quadrata, con il medesimo ordine, et con la medesima regola, che ti ho detto, insino a che ne facevano quattro l’una su l’altra, et le adornavano come habbiamo detto. Non mancavano dentro ad essa mole scale commodissime, et luoghi sacri, et colonnati, che per le mura da basso ad alto sportavano in fuori, et infra le colonne, ancora statue, et Epitaffi, posti et collocati in luoghi ragionevoli et convenienti.
De gli Epitaffi, de gli scritti, et de le imagini che si mettono ne sepolchri.
cap. iv.
Habita in quest'albergo: hor s’allontani
Se ne rise, et persuase loro che più tosto vi dovessino scrivere: Qui habita la povertà: perche questa molto più prontamente, et più gagliardamente che Hercole manderebbe a terra qual si sia sorte di monstro. Ma gli Epitaffi saranno, o scritti, i quali si chiamavano già Epigrammi, o veramente notati con statue, et imagini. Platone usava dire, che ne sepolchri non vorrebbono esse più che quattro versi; ma e’ ci fu chi disse:
Ma breve sì, che ’n trapasando leggasi.
Et veramente che una troppa lunghezza si in altri luoghi, si massimo in questi è cosa odiosa: o se pur sarà alquanto lunghetto, bisogna che tale Epitaffio sia del tutto elegante, et che egli habbia in se un certo che da muovere a compassione, et a misericordia, et sia gratiato, et che tu non ti habbia a dolere d’haverlo letto, et che ti piaccia d’haverlo imparato a mente, et di recitarlo spesso. Lodasi quello di Omenea:
Il crudo fato, o si potesse vivo
Tornare altrui con la sua propria morte,
Ogni tempo prescritto al viver mio
Per te, cara Omenea, lieto darei;
Ma poi che ciò non posso, il Sole, et Dio
Verrò fuggendo per seguirti lasso
Guar- |