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192 della architettura

De varii modi de sepolchri, et del seppellire.

cap. ii

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E’
Mi giova certamente di non lasciare in questo luogo indietro quelle cose, che mi pare ci sieno da dire circa i modi de sepolchri; conciosia che e’ pare che quasi si accostino allo essere edificii publichi, percioche e’ si consacrano alla religione. Dove tu hai a sotterrare i morti, dice la legge, fa che vi sia sacrato: et noi facciamo la medesima professione, ciò è che le cose de sepolchri si appartenghino alla religione. Per tanto dovendosi la religione anteporre a tutte l’altre cose, io penso, che sia bene, ancor che le sien cose appartenenti a privati, trattar prima di loro, che passare a trattare de le cose publiche secolari. Ei non è stato mai in alcun luogo gente tanto efferata, che non habbia giudicato che e’ sia bene usare i sepolchri, eccetto che alcuni Ichtiofagi, de’ quali si dice, ch’erano soliti a guisa di barbari, nell’ultimo de la India gittare i corpi de morti loro nel Mare; affermando ch’egli importava poco che i detti corpi si consumassero col fuoco, o con l’acqua. Gli Albani ancora tenevano che fusse cosa brutta tener cura de morti: et i Sabei tenevano cura de’ corpi morti come de lo sterco, anzi usavano gittare ne luoghi de le brutture ancora i corpi de loro Re. I Trogloditi legavano il capo, et i piedi del morto insieme, et con celerità lo conducevano fuori ridendo et scherzando, et senza haver rispetto più ad un luogo, che ad un altro lo sotterravano, et ponevanli a la testa un corno di capra. Ma chiunche harà dell’humano, non loderà costoro; altri si appresso de’ Greci, come ancora appresso degli Egittii usarono di fabbricare sepolchri non pure a corpi de gli amici loro, ma a nomi ancora, la qual pietà veramente è lodata da ciascuno. Ma io penso che principalmente meritino più lode appresso de gli Indiani coloro, che dicevano che quelle erano rimembranze eccellentissime, le quali si mantenevano lasciate nella memoria de posteri; et coloro ancora che celebravano i mortorii de gli huomini lodatissimi non con altra cosa, che con il cantare le lodi di quegli. Ma io giudico che sia bene che s’habbia a tener cura ancora de corpi morti per rispetto di coloro, che rimangono in vita. Oltre a che egli è manifesto che i sepolchri giovano grandemente a dare notizia a posteri de le cose passate. I nostri Antichi usarono di fare statue et sepolture a spese del publico, in honore di quegli che havevano sparso il sangue, et messa la vita per la Republica per rendergliene condegno guiderdone, et per inanimire gli altri a una simil gloria di virtù, ma forse feciono statue a molti, et sepolchri a pochi: perche e’ conosceano che questi si guastavano, et rovinavano per lo invecchiarsi. La santità de sepolchri, diceva Cicerone, è talmente congiunta con essa terra, che per cosa alcuna non si può ne scancellare, ne muovere. Percioche havendo l’altre cose fine, i sepolchri come cosa sacra durano eterni; et consacravano i sepolchri alla Religione, havendo, s’io non mi inganno, in consideratione di fare, che la memoria di quello huomo, che ei davano in protettione alla muraglia, et alla stabilità del terreno, fusse difesa da la riverentia, et da la religione de li Dii, accioche lungo tempo si mantenesse illesa da la violenzia de le mani de gli huomini. Di qui nacque che mediante la legge de le dodici tavole non si poteva usurpare il vestibolo, ne la entrata de sepochri per usi proprii: oltre a che ci era la legge per la quale era assegnata grandissima pena a chi violasse i corpi abbruciati, o facesse cadere, o rompesse pur una colonna de sepolchri: finalmente appresso a tutte le nationi ben costumate è stata la usanza di fare i sepolchri; fu tanta la diligentia, et la cura de sepolchri appresso de gli Atheniesi, che se alcuno Capitano Generale non havesse procurato che coloro, che fussino morti in guerra, non si fussino sotterrati honoratamente, gliene andava la testa. Appresso a gli Ebrei era una legge che ordinava che si

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