loro havesse rispetto a cose di molto maggiore importanza) cioè il dilettare i viandanti. Diceva la legge de le dodici tavole: non sotterrare et non abbruciare alcuno homo nella Città. Oltre che egli era una legge antica nel Senato che e’ non si potesse sotterrare alcun morto dentro alle mura de la Città, salvo le Vergini Vestali, et li Imperatori, che non erano compresi da tal legge. Dice Plutarco, che i Valerii, et i Fabricii per loro honore potevano essere sotterrati in su la piazza, ma i loro posteri, havendoli messi in cotal luogo, subito datovi con la fiaccola il fuoco, gli portavano via, volendo dimostrare che potevano ciò fare, ma per modestia non volevano. Per il che accommodavano i lor sepolchri alla campagna in luoghi accomodati, lungo la strada, et facevano per quanto portavano le ricchezze loro, et l’arte de li Architettori, che e’ fussino quanto più potevano pieni, et colmi d’ornamenti; erano per questo murati con disegno grandissimo, ne vi mancava gran copia di colonne, risplendevanvi le corteccie de le facciate, rendevanvi dilicatezza le statue, et le sculture, et le tavole dipinte, vedevanvisi le teste fatte di bronzo, et marmo con artifizio eccellentissimo; con la quale usanza quanto quelli huomini prudentissimi certo giovassero et alla Republica, et a buoni costumi, saria cosa lunga a raccontarla. Dirò con brevità solamente quelle cose che fanno a nostro proposito. Che pensi tu che facessino i viandanti se alcuna volta passavano per la via Appia, o per qualch’altra via maestra tu ti voglia, trovandole tutte piene maravigliosamente d’una moltitudine di sepolchri? non credi tu che e’ n’havessino piacer grandissimo offerendoseli innanzi a gli occhi hor questo hor quello, et poi quell’altro, et più là un’altro, ornatissimi oltre a misura, mediante i quali riconoscevano i nomi, et le effigie de famosi Cittadini? Che dirai adunque? non ti par egli che da si gran moltitudine di indizii de le cose antiche nascelle grande occasione da potere ragionare de le gran cose fatte da gli huomini grandi, et di potere alleggerire il fastidio del viaggio, et da accrescere dignità alla Città di Roma? ma questo era il manco, percioche egli era molto più d’importanza che con questa cosa si provedeva molto bene al bene et alla salute de la Patria, et de Cittadini. Infra le principali cagioni che i ricchi ricusarono la legge Agraria (racconta Appiano historico) fu che e’ tennero per cosa impia che i sepolchri de loro maggiori si havessino a transferire in altri. Quante grandi hereditadi credian noi che pervenissino salve ne nipoti, solamente per questa riverentia, et osservatione de la carità, o pietà, o religione, che sarebbono da prodighi, dal giuoco, et da fallimenti sute mandate male? Oltre a che questa era una cosa che et alle casate, et alla Città faceva ornamento non piccolo dando nome di se, et de suoi Antichi; per il che i posteri si havessino i ecccitare di nuovo, et da capo a volere imitare le virtù de gli huomini degni di grandissima lode. Che ti pare finalmente di questo? con che occhi, se mai per aventura fusse accaduto, credian noi, che eglino havessino possuto risguardare l’insolente, et furioso inimico, che festeggiasse infra sepolchri de loro maggiori? chi saria mai tanto sciagurato, o tanto dappoco, che subito non ardesse d’ira, et di desiderio di vendicarsi et per conto de la Patria, et per conto de lo honore? et quanta sarebbe la audacia, et la fortezza, che o per la vergogna, o per la pietà, o per il dolore che di ciò havessino, si ecciterebbe ne gli animi de gli huomini? Per tanto gli Antichi sono certo da essere lodati; nondimeno io non biasimo anco i nostri che sotterrano i morti loro dentro alla Città in luoghi sacri, pur che non mettino i corpi nel Tempio dove i Padri, et i Magistrati sono chiamati a sacrificii; tal che alcuna volta intervenga, che la purità del sacrificio si venga a contaminare dal vapore di alcuno corrotto puzzo: ma molto più commoda era l’usanza di coloro, che abbruciavano i corpi.