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156 della architettura

habbiamo necessità grandissima del favore de gli Dii: et dicono che Saturno usò di fare questo, accioche si come ad uno armento di pecore non si prepone una pecora, ma un pastore; cosi si intendesse che a gli huomini ancora bisognava preporre un’altra sorte di animanti, che fusse di maggiore sapientia, et di maggior virtù, che gli huomini ordinarii: et però sono le mura consecrate a gli Dii. Altri dicono, che da la providentia di Dio ottimo et grandissimo, è avvenuto, che si come gli animi de gli huomini hanno i loro genii fatali, cosi ancora gli habbino i popoli. Non è maraviglia adunque se le mura, dentro a le quali si ragunavano, et defendevano i Cittadini, erano tutte consecrate: Et se essendo per pigliare alcuna Città assediata, per non far cosa alcuna contro a la Religione, invocavano, et cercavano di placare con certi himni sacri, gli Dii defensori di esse, pregandoli che si contentassero di venirsene volentieri nel paese loro. Chi è per dubitare, che il Tempio non sia sacro, si per rispetto d’altre cose, si per questa più che per altra, che in esso si rende una dovuta reverentia, et honore a gli Dii, di tanti infiniti oblighi che la generatione humana ha con esso loro? La pietà è una de le principali parti de la giustitia; et chi sarà che non confessi che essa giustitia da per sè è dono di Dio: et è ancora una parte di giustitia congiunta a la di sopra, degna, et eccellente, et molto grata a gli Dii, et percio sacratissima, quella che noi usiamo verso gli huomini per conto di pace, et di tranquillità, mentre che noi vogliamo che ciascuno secondo i meriti suoi sia rimunerato? Et perciò per qual si voglia cagione giudicheremo che i luoghi dove si ministri giustitia, sieno consecrati a la Religione. Che direm noi de le memorie de le gran cose, che dedicate a la Eternità, si lasciano a posteri? diremo certo, s’io non m’inganno, che tutte attenghino in qualche modo a la giustitia, et a la Religione. Habbiamo adunque a trattare de le mura, de tempii, de luoghi dove si ministra giustitia, et de le lasciate memorie, se prima però che noi ne trattiamo, diremo brevemente alcune cose di esse Cittadi da non si dovere lasciare in dietro. Renderà molto gratiosa la regione et il sito, una abbondantia di edificii ben distribuiti, et ben collocati in luoghi commodissimi. Platone lodava, che la pianta, et il sito d’una Città si scompartisce in dodici parti, et in ciascuna collocava il suo Tempio, et le sue Chiese minori. Ma noi ci aggiugneremo luoghi dove concorrino assai strade, et luoghi per altri magistrati più minuali, fortificationi, luoghi da corrervi, et per piazze, et per giuochi, et se alcune altre cose sono che con queste si affaccino, pur che il sito da ogni banda fiorisca di abbondantia di casamenti. Ma le Città certamente ne sono alcune grandi, alcune minori, come sono i Castelli, et i Castelletti. Gli Scrittori antichi hanno openione che le Città poste in piano, non sieno molto antiche; perciò sieno di manco autorità che l’altre; percioche e’ credono che le sieno state fatte assai gran tempo dopo il Diluvio. Ma veramente che le Città in luoghi piani, et aperti, et i Castelli in luoghi aspri et difficili, hanno più del gratioso, et del dilettevole: niente dimeno io vorrei che in queste si usasse questo contracambio, che quelle, che sono ne le pianure, si rilevassino alquanto da terra sopra uno colletto per rispetto de le sporcitie, et de le immonditie; et quelle che sono ne le montagne vorrei io che fussino collocate in luogo piano, et uguale rispetto a le strade, et a gli edificii. A Cicerone pareva che Capua fusse da anteporsi a Roma, perche ella non era impiccata su per i colli, nè interrotta da le valli, ma piana et aperta. Alessandro lasciò di fornire la incominciata Citta ne l’Isola del Faro, luogo certo per altro forte, et commodissimo: ma conobbe che ella non vi si poteva allargare di spatio da diventare grande. Nè penso che quì si habbia da lasciare in dietro, che il grandissimo ornamento de la Città, et la moltitudine de Cittadini: Io ho letto che Tigrane, quando egli edificò la Città Tigranocerta, costrinse una grandissima moltitudine d’huomini ricchissimi, et honoratissimi ad andare con tutti i loro beni ad habitarla, havendo mandato


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