curi da gl’impeti de la fortuna, et che e’ non potevano morire, se e’ non si fusse prima disfatta tale consecratione. Se queste cose son vere, io crederò facilmente quel che si legge in Plutarcho, che egli era appresso de Pelenei un simulacro che levato dal tempio per il Sacerdote, da quella banda che gli sguardasse, empieva ogni cosa di spavento, et di grandissimo disturbo; et che non si trovavano occhi, che guardassino inverso lui per la paura. Ma sieno queste cose dette per diletto de l’animo. De le altre cose, che giovino a far bello il sito generalmente, com’è il circuito, il disegno attorno, l’essersi rilevato alquanto, l’havere spianato, et lo stabilimento, et l’altre cose simili, non hò io più che dire, salvo che tu le vadia a pigliare di sopra et dal primo, et dal terzo libro. Honorata certamente sarà quella pianta, la quale (come noi ti dicemmo) sarà secchissima, uguale, et assodata, et che sarà ancora attissima, et espeditissima a quello, a che ella harà da servire: et gioverà grandemente se ella sarà smaltata di terra cotta, del qual lavoro parleremo dipoi, quando tratteremo de le mura. Faccia ancora a nostro proposito quel che diceva Platone, che l’autorità del luogo sarà più degna, se tu gli porrai un nome splendido; et che questo grandemente piacesse ad Adriano Imperatore, lo dimostrano il Lico, il Canopeio, la Accademia, le Tempe, et altri chiarissimi nomi simili, che egli pose alle sue Sale de la Villa di Tiboli.
Del ragionevole scompartimento, et dell’adornare le mura, et il tetto, et quale ardine, et modo si habbia a tenere nel mettere le cose insieme accuratamente.
A
Ncor che nel primo libro si sia trattato de lo seompartimento quasi che a bastanza, nientedimeno lo riandremo brevissimamente in questa maniera. Il principale ornamento in qual si voglia cosa è che non vi sia sconvenevolezza alcuna. Sarà adunque ragionevole quello seompartimento, che non sarà interrotto, confuso, perturbato, sciolto, composto di parti sconvenevoli, et che non harà troppe membra, non troppo piccole, non troppo grandi, non troppo discordanti, et deformi, non quasi separate, et fiaccate dal restante del corpo. Ma vi saranno tutte le cose, secondo che ricerca la natura, la utilità, et il bisogno de le faccende, che vi si hanno a trattare, talmente terminate, et talmente condotte a fine, con tale ordine, numero, grandezza, collocatione, et forma, che noi dobbiamo conoscere che di tutta quella fabrica non è parte alcuna fatta senza qualche necessità, senza molta commodità, et senza una gratissima leggiadria di tutte le parti. Imperoche se certamente con queste cose si confarà bene qual si voglia scompartimento, in esse ancora, oltra che la leggiadria, et lo splendore de li ornamenti vi torneranno bene, vi risplenderanno ancora più chiari: Se egli non vi si confarà, non vi potrai certo mantenere dignità alcuna. Et però e’ bisogna che tutto il composto de le membra sia ben guidato, et perfettamente condotto, di maniera che e’ paia fatto quasi per necessità, et per commodità, talmente che non solamente ti diletti che vi sieno queste, et queste altre parti, ma che queste stesse in questo luogo, con questo ordine, in questo sito, con questa aggiunta, con questa collocatione, con questa forma, sieno poste egregiamente. Quanto ad adornare le mura, et i palchi, tu harai certo molti luoghi da spiegarvi le rarissime doti de la natura, et la scientia de l’arte et la diligentia de lo Artefice, et la forza de lo ingegno. Ma se per aventura tu havessi commodità di potere immitare quello antico Osiride, il quale dicono che fece duoi tempii d’oro, uno a Giove Celeste, et l’altro a Giove Regio, o che tu potessi alzare in alto qualche grandissima Pietra, fuori de l’opinione de gli huomini, come quella, che condusse