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et de venti, et con la scienza si schiferanno assai per tempo. Ma i pericoli incorporati, et innati in essi Navilii, nasceranno o da disegni, o da legnami. A si fatti difetti ci bisogna provedere. Biasimano tutto il legname atto a fendersi, fragile, gravissimo, et atto a putrefarsi. Antepongono i chiovi, et le spranghe di bronzo, o di rame, a quelle di ferro. Io ho considerato mediante la Nave di Traiano, la quale a giorni passati, mentre che io distendeva le cose che io haveva composte, si cavò del lago de la Riccia, dove ella era stata lasciata, et sommersa sotto l’acque più che mille trecento anni, che il legno del Pino, et de l’Arcipresso, era durato in essa egregiamente; Ella era fatta da lato di fuori di tavole doppie, et impicciate di pece Greca, con pezzami di panni lini, et sopra vi havevano fatta una scorza di piastre di piombo fermandole con chiodi di bronzo. Presono gli antichi Architettori il disegno da fare i Navilii da pesci, et di quella parte che ne pesci è la stiena, ne Navilii se ne servirono per carina, et quel che ne pesci era il capo, ne Navilii fu la prua, et per la coda servì il timone; et in cambio di branche, o di aliette usarono i remi. I Navilii sono di due sorti: o e’ sono da carico, o pure da scorrere: i Navilii lunghi gioveranno molto a lo scorrere la Marina, et massimo per diritto; i corti ubbidiranno più al timone. Non vorrei che le Navi da carico fussino manco lunghe, che per le tre volte de la loro larghezza, nè quelle da scorrere fussino più lunghe, che per le nove. Noi habbiamo trattato lungamente in altro luogo de modi de le Navi in quel libro che è intitolato il libro de le Navi: ma in questo luogo ne habbiamo detto quel tanto che ci bisogna. Le parti de Navilii sono queste, la carina, la poppa, et la prua, et i fianchi da amendue le bande; aggiugnici se ti piace, la vela, il timone, et l’altre cose, che appartengono al corso: il vano de la Nave sosterrà al tanto peso de le postevi robe, quanto sarà il peso de l’acqua di che ella si potesse empiere sino in sommo. La carina bisogna che sia piana, tutte l’altre cose si assetteranno a guisa di gomito con linee torte. Quanto la carina sarà più larga, tanto più reggerà pesi maggiori, ma sarà a lo scorrere più tarda; la carina stretta, et ridotta, sarà più veloce, ma se tu non la empierai di zavorra, vacillerà in quà, et in là. La carina larga ne luoghi non fondi sarà più atta, ma la stretta in alto Mare sarà più sicura: I fianchi, et la prua rilevati, et esposti al franger de l’onde, saranno ostinati, ma sono superati da venti più gravi: la punta de la prua quanto più sarà acuta, tanto più sarà il Navilio atto, et pronto al correre: Et la poppa quanto più sarà sottile, tanto più terrà il diritto ne cominciati solchi marini. Bisogna che gli scudi de la Nave, et i petti sieno gagliardissimi, et alquanto più pronti, accioche per lo sforzo de le vele, et per lo spignere, et per l’impeto de remi, fendino l’onde; sotto poi verso la poppa sia la Nave più sottile, accioche quasi spontaneamente con un fuggire lubrico, voli via. Il numero de timoni accresce fermezza a le Navi, ma le fa manco veloci. La medesima lunghezza sarà quella de gli Alberi, et quella de le Navi. Lascinsi indietro l’altre cose minute che fanno di bisogno et a l’uso de le Navi, et a l’uso de la guerra, come sono i remi, le ancore, le funi, i becchi de Navilii, le torri, i ponti, et altre simili minuzie, et faccia questo a nostro proposito, cioè che le travi, et le piane, che pendono da le sponde, et da i fianchi, et che sportano fuori de becchi de le Navi, servono per fortificamento contro gl’impeti de nimici; le travi ancora ritte in luoghi di torri; le antenne, et le scafe, o gaggie ritte su le antenne, sono molto a proposito in cambio di ponti. Gli Antichi usarono mettere su le prue quelle macchine da guerra che e’ chiamavano corvi: i nostri ne la prua, et ne la poppa a lato a gli Alberi hanno imparato a rizzare torri, et a porvi pannacci grossi, et funi, et sachi, et altre cose simili, che servino per steccato, et difensione, et impararono diligentemente a vietare la salita a que’ che montavano a la volta loro su per le funi, con mettervi sopra una


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